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2016 UN ANNO DIFFICILE

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E’ stato un anno difficile, iniziato il 14 gennaio con la sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo relativa a 19 ricorsi collettivi di circa 900 danneggiati da emoderivati e trasfusioni infette: una sentenza che ci ha deluso, amareggiato e, diciamolo schiettamente, “tagliato le gambe”.

Essa ha infatti statuito che l’art.27 bis, legge n. 114, dell’agosto 2014, che ha previsto un’equa riparazione di 100 mila euro per i danneggiati da emoderivati e trasfusioni infette che avessero fatto richiesta di accesso all’iter transattivo (leggi 222 e 244 del 2007), è un provvedimento legislativo che costituisce quel “rimedio interno” (all’ordinamento di uno Stato) che preclude di fatto alla Corte di Strasburgo di pronunciarsi sui risarcimenti richiesti.
In altre parole la Corte ha ritenuto che l’importo (100 mila euro), avuto anche riguardo alla “platea” dei destinatari (7000 persone), la tempistica di pagamento (entro il 31 dicembre 2017), le modalità (l’inclusione dei prescritti e di chi ha sentenza negativa), siano soddisfacenti.

La Corte di Strasburgo, in pratica, “si è chiamata fuori” dalla vicenda, ipotizzando di riesaminarla solo dopo il 31 dicembre 2017, e solo nel caso in cui l’iter per l’equa riparazione (i 100 mila euro) non rispetti gli obiettivi e i tempi previsti.
Una successiva richiesta di rinvio alla Grande Camera della Corte europea dei diritti dell’uomo è stata respinta in data 4 luglio 2016, e così tale sentenza è diventata definitiva.
Con una tempistica “interessante” dal mese successivo, agosto, il Ministero della Salute ha ripreso a inviare ai danneggiati le lettere relative all’art.27 bis, legge 114/2014 (equa riparazione): prima a chi è in settima categoria (e alcuni sono già stati pagati, hanno cioè ricevuto i 100 mila euro) e poi a chi è in ottava.
è chiaro che il Ministero della Salute vuole ora definire gran parte del contenzioso con questo strumento dell’equa riparazione.

La domanda che viene fatta insistentemente è: conviene accettare i 100 mila euro?
O conviene puntare ai maggiori importi previsti dalla transazione di cui alle leggi 222 e 244 del 2007?
Il cui iter, lo ricordiamo, attualmente fermo, dovrebbe poi proseguire solo per coloro che non accettano l’equa riparazione.
O, in alternativa, conviene confidare in esiti giudiziari migliori?
Ognuno valuti insieme al proprio legale, l’unico in grado di dare un parere, conoscendo approfonditamente le singole posizioni: sottolineo però come gli elementi da considerare non siano solo strettamente giuridici, ma anche legati alla tempistica e alla fiducia o, all’opposto, alla sfiducia che si possono nutrire verso gli sviluppi “post – equa riparazione”.

Speriamo in un nuovo anno che sia, almeno un po’, all’insegna della giustizia e che, anche per quanto riguarda le terapie (penso ai nuovi farmaci per l’epatite) e l’assistenza sanitaria, dia risposte concrete a chi ne ha diritto.

BUON  2017!

Avv. Marco Calandrino
del Foro di Bologna

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