Il 1994 si apre con un appello al Ministero della Sanità firmato dal Comitato per i Problemi Sociali della Fondazione dell’Emofilia per denunciare la scomparsa del prontuario terapeutico dei farmaci emoderivati. Riproduciamo i punti salienti del testo al quale avevamo dato un sottotitolo:
Scomparsi dal prontuario terapeutico pubblicato dai giornali i farmaci emoderivati per la lotta contro l’emofilia.
Il 31 dicembre scorso Associazioni e medici legati al mondo dell’emofilia, scoprivano allibiti che mancavano i farmaci antiemofilici, farmaci fino ad ora classificati come salvavita, in quanto indispensabili, letteralmente, alla sopravvivenza delle persone affette da emofilia.
Le emorragie che colpiscono le articolazioni, per esempio, uno degli episodi più frequenti e tipici dell’emofilia, si manifestano e si sviluppano molto rapidamente: nel giro di un’ora si può essere doloranti e ridotti all’immobilità.
Le loro conseguenze sono le gravi invalidità riscontrabili nella gran parte degli emofilici, danni cronici, danni cronici e irreversibili che nei casi peggiori impediscono totalmente la deambulazione emorragica (spontanea o indotta da incidenti o altre malattie), che può essere mortale. Dal 1975, gli emoderivati inseriti nel Prontuario Farmaceutico erano quindi disponibili nelle farmacie. Da quel momento varie leggi regionali in tutta Italia sancivano e regolamentavano i trattamenti domiciliari dell’emofilico (in Lombardia, legge regionale 12 giugno 1975, n.88). La tempestività di intervento che solo il trattamento domiciliare consente ha portato notevoli miglioramenti nella vita degli emofilici, oltre che indubbiamente un risparmio economico; maggiore la celerità con cui si interviene, minore la quantità di emoderivato necessario. Sembra che i prodotti siano stati cancellati dal Prontuario dei prodotti ottenibili presso le Farmacie e siano destinati all’uso ospedaliero così detto “gruppo H”, soltanto. Da nessuna parte vi è l’elenco “H”. Se così fosse le conseguenze sarebbero le seguenti:
- Solo il 10-15% degli emofilici necessitano di ricoveri ospedalieri: oggi tutti dovrebbero ospedalizzarsi, con alti costi sanitari e sociali.
- Ogni Ospedale ha nel suo bilancio la spesa “storica” dell’anno 1993, quest’anno ridotta del 20% a causa delle Legge finanziaria. La conseguenza è che negli ospedali non potranno, non soltanto confermare la spesa storica, ma non riceveranno dal fondo sanitario ciò che fino ad ora era destinato alla copertura della spesa per il trattamento a domicilio.
- Dopo la morte (e le infezioni) distribuite per non avere provveduto all’autosufficienza “qualitativa” con plasma italiano controllato di emoderivati negli anni ’80 (HIV ed epatiti) sembra che lo Stato tenti di “eliminare” anche gli altri emofilici (che per fortuna non sono stati infettati). Non è tollerabile in uno Stato come quello italiano una cosa del genere!
Confidiamo in un intervento del Ministro della Sanità per ripristinare la situazione precedente, onde evitare di rivolgersi ai Giudici anche per questo ultimo provvedimento assurdo.
Con la somministrazione del prodotto presso gli ospedali, torniamo indietro di vent’anni. Sarà necessario raggiungere gli ospedali (non la farmacia) più vicini (con rischio di morire per strada!), peraltro in questo momento impreparati vuoi organizzativamente, vuoi finanziariamente all’evenienza ci vorranno più medici, più locali, più frigoriferi per conservare gli emoderivati, più lettini, più infermieri.
Ma v’è di più.
Infine: malgrado il disposto dell’art. 3 n. 2 del Decreto 30.12.93 (possibilità di avere i prodotti emoderivati contro l’emofilia fino al 14 gennaio 1994 in farmacia), sia le USL, sia le farmacie si rifiutano di consegnarli, a meno che le ricette non siano di data anteriore al 30.12.93, ed in molte farmacie mancano i prodotti perché le case farmaceutiche hanno provveduto a ritirarli. Ma in Ospedale non vi sono i frigoriferi sufficienti, i magazzini, i nuovi mezzi per acquisti straordinari, il personale nuovo.
È urgente provvedere!
Interviene anche il prof. Mannucci, presidente del Comitato Medico Scientifico, con una lettera indirizzata ai Ministri Competenti della quale pubblichiamo un riassunto.
I direttori dei Centri in Italia hanno cercato invano, nell’elenco dei farmaci di gruppo A i concentrati di fattori della coagulazione per il trattamento dell’Emofilia e delle malattie emorragiche congenite.
L’inserimento era da noi considerato scontato, trattandosi di farmaci di provata ed indiscussa efficacia, da usarsi in malattie croniche ed invalidanti e comunque sempre inseriti nel Prontuario Farmaceutico come farmaci salvavita totalmente gratuiti.
Non essendo inseriti nel gruppo B, possiamo solo dedurre che siano inseriti nel gruppo H, costituito da farmaci ad impiego esclusivamente ospedaliero, elenco che al momento non è ancora stato pubblicato dai quotidiani.
Pur continuando a sperare che il mancato inserimento sia solo espressione di un errore e che sia possibile correggerlo quanto prima, facciamo presente la drammatica incongruità del provvedimento, per i seguenti motivi:
- L’uso esclusivamente ospedaliero o negli ambulatori specializzati ospedalieri dei concentrati impedisce di fatto il trattamento a domicilio dell’emofilia, ritenuto nel nostro Paese ed in tutto il mondo fino dalla fine degli anni ’70 come la modalità ottimale di trattamento (letteratura a disposizione su richiesta).
- Il trattamento a domicilio, che implica la disponibilità dei farmaci nelle farmacie come è avvenuto fino dal 1973 è stabilito in Italia da 15 leggi regionali e riconosciuto universalmente come il modo più efficace per trattare precocemente e efficacemente i 40-50 episodi emorragici annuali dell’emofilico, evitando le alterazioni invalidanti legate al trattamento tardivo in ospedale ed il “pendolarismo della salute” dalla sede di residenza ai Centri Ospedalieri.
- Il trattamento a domicilio è ovviamente anche più economico di quello in ospedale, come risulta dai dati pubblicati fin dall’inizio degli anni ’70, e non dà luogo a sprechi ed abusi. È da notarsi che il Ministero della Sanità ha da tempo come sua linea strategica quella di favorire il trattamento domiciliare in tutte le patologie in cui esso è possibile!
- I centri di assistenza e gli ospedali dove sono costituiti non sono attualmente in grado di affrontare la nuova e imprevista spesa che sarà necessaria all’acquisto di prodotti per i trattamenti che finora venivano eseguiti per almeno il 90-95% dei casi a domicilio. Ciò produrrà una carenza quantitativa di tali farmaci con pericolo di vita, determinando la ricomparsa di gravi artropatie e miopatie che si ritenevano debellate dal trattamento a domicilio.
LA PRIMA MODIFICA ALLA LEGGE 210
La legge sull’indennizzo si avvia verso una sempre più controversa conclusione e noi sul numero di gennaio pubblichiamo la prima modifica che elimina le stesure che ci avevano indignato.
Ancora una volta però prendiamo spunto per continuare a batterci per migliorarla.
Art.10
1. L’indennizzo di cui al comma 1 è integrato da una somma corrispondente all’importo dell’indennità integrativa speciale di cui alla legge 27 maggio 1959, n.324, e successive modificazioni, prevista per la prima qualifica funzionale degli impiegati civili dello Stato ed ha decorrenza dal primo giorno del mese successivo a quello della presentazione della domanda.
2. Qualora a causa della vaccinazioni delle patologie previste dalla presente legge sia derivata o derivi la morte, spetta un assegno una tantum nella misura di lire 50 milioni da erogare ai soggetti nel seguente ordine: coniuge, figli minori, i maggiorenni inabili al lavoro, genitori, fratelli minori, fratelli maggiorenni inabili al lavoro.
Il titolo del nostro giornale richiama a una mobilitazione.
Il Parlamento può modificare il Decreto Legge in sede di conversione entro 60 giorni.
Singoli e associazioni parlino coi parlamentari nelle loro regioni per migliorare il Decreto.
Quali sono gli effetti del Decreto Legge n. 8/1994 sulla legge 210/92?
art. 2 n. 2 – INDENNIZZO
1a categoria L. 2.157.000 annue – 2a categoria L. 1.941.000 annue – 3a categoria L. 1.726.500 annue
4a categoria L. 1.511.000 annue – 5a categoria L. 1.295.000 annue – 6a categoria L. 1.079.000 annue
7a categoria L. 863.500 annue – 8a categoria L. 647.500 annue
Ad ogni cifra verrà incluso un indennizzo mensile di lire 920 mila.
IL PAGAMENTO VERRÀ EFFETTUATO DAL MINISTERO DEL TESORO – Pensioni Privilegiate Ordinarie dei militari di truppa (!?!?) ogni due mesi.
Non è stata elevata la cifra a 18 milioni annui.
Non sono state limitate a tre sole le categorie: sieropositivi, ARC, AIDS.
Non è stata riconosciuta aggravante l’epatite.
Non è stata anticipata la decorrenza dal momento dell’avvenuta infezione (1983-1987).
Art. 3 – UNA TANTUM
Non è stato chiarito che ai superstiti va liquidata l’indennità che sarebbe spettata in vita al danneggiato fino al giorno della sua morte. Non è stata portata l’una tantum a 500 milioni.
Non è stato chiarito il diritto della moglie o della convivente, che fino alla diagnosi di HIV o epatite, hanno contratto anch’esse le infezioni.
Non è stata prevista la possibilità per il coniuge, i figli minori, i figli handicappati, i genitori di fratelli di optare invece che per una tantum per la reversibilità.
A proposito di farmaci, sempre in marzo, un appello sul chelante orale “L1” per i talassemici.
L’Associazione Provinciale per il Bambino Talassemico di Taranto aveva spedito una lettera a tutte le Associazioni nella quale ricordava ciò che era stato detto a Milano nel novembre del ’93 al Meeting Internazionale sull’Ematologia Pediatrica in special modo dal Prof. Calogero Vullo:
La richiesta per l’ottenimento dell’autorizzazione della sperimentazione del chelante orale “Elleuno” è stata respinta dal Ministro di competenza. In Italia dunque, tanto la produzione che la sperimentazione di ELLEUNO non è riconosciuta e chi intende far uso del farmaco deve acquistarlo all’estero facendo ricorso alla normativa per “uso Compassionale” (con la relativa dichiarazione di responsabilità del medico di competenza). A Milano si è saputo inoltre che 540 talassemici nel mondo sono stati trattati con il chelante Orale “Elleuno” con risultati oltremodo incoraggianti.
In data 9 febbraio, il Senatore Stefàno aveva presentato un’interrogazione al Ministro della Sanità:
Premesso che:
- in Italia vi sono circa 8.000 persone affette da morbo Cooley, e che per poter vivere e condurre una vita normale, hanno bisogno di continue trasfusioni di sangue;
- per portar via il ferro accumulatosi in eccesso nell’organismo per via delle trasfusioni, devono praticare tutti i giorni la terapia ferro-chelante (unico farmaco in commercio il Desferal) da praticarsi per infusione continua sotto cute per otto ore;
- un gran numero di essi è allergico al farmaco, coloro che non possono praticare la terapia ferro-chelante hanno una speranza di vita limitata;
- da anni è in sperimentazione in Inghilterra ed in altri paesi un nuovo ferrochelante orale che è l’unica alternativa valida, tanto è vero che il Comitato medico scientifico dell’associazione del bambino talassemico ha chiesto di poter utilizzare il farmaco nei casi necessari, come si è concordato in una riunione che si è tenuta a New York il 13 marzo del 1991.
Considerato che:
- allo stato attuale migliaia di famiglie italiane acquistano il farmaco salvavita in Paesi stranieri, sobbarcandosi l’intera spesa (350.000 in media al mese) che per alcune famiglie costituisce un onere insostenibile, per cui si corre il rischio che alcuni ragazzi non possano curarsi per motivi economici.
L’interrogante chiede al Ministro della sanità di sapere:
- come mai il sottoscritto non ha ricevuto risposta ed analoga interrogazione a risposta in Commissione presentata il 15 ottobre 1992 e se non ritenga opportuno autorizzare l’acquisto del farmaco L1 da parte delle USL e se non ritenga altresì necessario autorizzare con urgenza la produzione in Italia del farmaco, con i seguenti vantaggi: far praticare i dovuti controlli per la sperimentazione e creare numerosi posti di lavoro ed evitare di esportare denaro all’estero.
In aprile il nostro giornale organizza una conferenza sul tema dell’infezione da HIV in collaborazione con Nuova Rete e Cinque Stelle. Ospite d’onore il prof. Mauro Moroni.
In maggio, dal XXI Congresso della Federazione Mondiale dell’Emofilia, il nostro inviato tratta il tema dell’interesse per i pazienti in un convegno medico, di quali informazioni possano essere raccolte e in qualche modo utilizzate.
L’inviato è un giovane medico emofilico, il dott. Flavio Azzalini.
Sulla questione dei farmaci scrive:
È stato un convegno che guardando al futuro si è ancora interrogato sulla questione “puro è meglio”. Sbandierata la sicurezza delle proprie metodiche virucidiche, spesso analoghe, (alla quale però medici e pazienti non possono credere ciecamente, basti pensare alla trasmissione del parvovirus), le case farmaceutiche si sono date battaglia proprio sul piano delle tecniche di purificazione. Ci si è chiesti se il farmaco ricombinante aumenti la probabilità di sviluppare inibitori rispetto all’emoderivato, se l’utilizzo di anticorpi di topo utilizzati per ottenere il prodotto monoclonale determini qualche tipo di rischio e così via. Allo stato attuale non esiste alcun riscontro scientifico di interpretazione univoca a favore o contro queste ed altre ipotesi. L’orientamento più seguito sembra a sostegno del maggiore beneficio del fattore VIII monoclonale e ricombinante solo nel paziente HIV + (non sembrano esserci vantaggi a favore di uno dei due prodotti).
Sugli inibitori riprende tra l’altro l’argomento trattato in un ampio spazio dedicato al trattamento e alla possibilità di indurre immunotolleranza: ridurre il titolo degli anticorpi con la somministrazione di alte dosi di fattore della coagulazione.
Durante il dibattito erano emersi due aspetti particolarmente interessanti:
L’efficacia del fattore VII attivato ricombinante nel trattamento degli episodi emorragici del paziente emofilico “A” o “B” con inibitori. Siamo di fronte a un farmaco di sintesi (prodotto con le tecniche dell’ingegneria genetica) che probabilmente affiancherà gli altri presidi terapeutici oggi disponibili e già utilizzati (complesso protrombinico attivato e non, fattore VIII, immunoglobuline, plasmaferesi, e da ultimo il fattore VIII porcino).
La possibilità di indurre immunotolleranza impiegando il fattore VIII ricombinante. Accanto all’importanza di poter disporre di un prodotto sintetico si fa largo la speranza che possa essere provato nei pazienti che non rispondono al protocollo con i prodotti tradizionalmente utilizzati. I dati presentati sono stati raccolti da piccole casistiche ma sembrano estremamente promettenti.
In riferimento al problema HIV l’articolo dice:
Alcuni valori sono stati indirizzati alla ricerca di fattori prognostici di evoluzione della malattia e di monitoraggio della terapia. Sono stati messi in evidenza diversi parametri, ma nessuno che sia sufficientemente precoce da consentire un intervento terapeutico radicalmente più efficace di quanto fatto fino ad ora. Il gruppo del Centro Emofilia di Milano ha esposto i dati preliminari di uno studio di immunostimolazione (che ha lo scopo di aumentare la risposta immunitaria) che sembrano essere confortanti.
Infine per l’epatite C descrive come il virus HCV sia la causa del maggior numero di casi di epatite post trasfusionale. Quasi tutti gli emofilici trattati prima del 1985 risultavano HCV positivi.
Diceva inoltre testualmente:
Lo spazio dedicato a questo settore è stato ampio, e quasi interamente occupato da studi di ricerca epidemiologica, (comparsa, distribuzione e tipo della malattia) ed evoluzione clinica. Sembra infatti chiaro che la storia naturale dell’infezione da HCV e la sua risposta all’interferone (attualmente è la terapia impiegata) possano variare tra gli emofilici delle diverse parti del mondo. Ciò potrebbe essere dovuto a diversi sottotipi di virus che infettano il pool di sangue dei donatori e di conseguenza gli emoderivati che vengono poi distribuiti ed esportati, provocando quindi una infezione con differenti varianti di HCV.
Le azioni di solidarietà legate all’informazione derivano dall’attività dell’Associazione di Ravenna che svolge da anni il ruolo, in collaborazione con il provveditorato agli studi della provincia di Ravenna, di informare i giovani sulle malattie genetiche legate al sangue.
Ne nasce una collaborazione e successivamente un libro.
Il successo è strepitoso e il ricavato dell’iniziativa viene utilizzato per acquistare farmaci e pompette per il Desferal, per i ragazzi talassemici della Romania.
Nella presentazione diciamo:
È un libro nato dalla collaborazione con i ragazzi che hanno assistito e che assistono alle nostre conferenze. Nella prefazione leggerete il concetto di solidarietà e quale significato gli diamo e perché insistiamo nell’informazione corretta a livello scolastico.
Questo splendido libro, unico nel suo genere, sta ottenendo un successo strepitoso, sia per le favole che per i disegni eseguiti dai ragazzi. Il ricavato andrà a favore della nostra iniziativa nata qualche anno fa per aiutare i bambini talassemici della Romania.
Questa volta abbiamo in programma un viaggio in quella nazione per renderci conto di persona della situazione e dell’assistenza e per portare Desferal e pompette per iniettarlo.
Anche nella prefazione del libro raccontiamo la parola “solidarietà” attraverso il titolo:
L’associazione di Ravenna, i giovani, la solidarietà
Che cos’è oggi la solidarietà, o meglio, qual è il suo vero significato? Io credo che se ne stia facendo un uso sbagliato, superficiale. Per questo motivo l’associazione che rappresento preferisce prima di tutto fare leva sull’informazione, sulla conoscenza delle varie realtà che ci circondano, che fanno parte del contesto sociale e poi, a ragion veduta, con pari dignità, ma solo allora, affronta il tema della solidarietà.
L’associazione emofilici e talassemici di Ravenna alla quale è rivolto il ricavato della vendita di questo libro unico nel suo genere, da vent’anni si impegna, oltre che nell’assistenza dei propri ammalati, nell’informazione per la conoscenza dei propri ammalati, nell’informazione per la conoscenza dei problemi medici e sociali legati a tutte le malattie genetiche. Lo fa attraverso tre strumenti: la radio e la televisione, il proprio organo di informazione EX conosciuto in tutto il mondo, ma soprattutto a livello scolastico, perché è nostra convinzione, che i giovani, conoscendo queste problematiche, potranno in futuro combattere con cognizione di causa, l’emarginazione che molte malattie quasi sconosciute oggi comportano.
In questo modo si può comprendere il concetto di solidarietà. I ragazzi delle scuole media ed elementare di Granarolo e Pieve Cesato, che raccontano i loro sogni, le loro fantasie, conoscono anche il significato vero di solidarietà, attraverso il dialogo con noi, con l’aiuto dei loro insegnanti.
Sanno che queste favole e gli splendidi disegni possono essere un messaggio; lo hanno lanciato in favore della nostra associazione e domani, quando saranno adulti, consapevoli del loro ruolo nella società, potranno rinnovarlo ogni giorno, sapendo che noi siamo angeli con un’ala soltanto e se stiamo abbracciati possono “prestarci” l’altra ala che ci servirà per “volare”.
L’editoriale di luglio è dedicato a Vincenzo nell’anniversario della sua scomparsa.
Una memoria d’amore
Cari amici, esattamente un anno fa Vincenzo se ne andava. Parlarne e quindi ricordarlo è come immergermi in un cielo sereno; le nubi, piene di tempesta, lontane o anche vicine e minacciose, sembrano innocue.
Assorbe su di sé anche i miei “momenti grigi”, lui che ha vissuto una vita (…solo una?) combattendo contro la malattia, l’ignoranza, l’emarginazione, la disinformazione, la mancanza d’amore.
Lui è presente, in ciò che facciamo, nelle lettere che riceviamo, in quella voglia di “lavorare con serenità” ed anche in quel pizzico di grinta che ci ha inculcato in questi venti indimenticabili anni di battaglie, delusioni, gioie, intenso dolore, speranza. Tutto questo sintetizzato in una sola parola: “vita”.
Quella voglia di vita che me lo fa sentire qui, vicino più che mai.
Lo ascolto, vedo le sue mani che mi vengono incontro in segno di affetto, nel gesto soprattutto di “dare”, mai di chiedere.
Chi è quindi Vincenzo Russo Serdoz oggi e che cosa rappresenta lo si può capire anche ascoltandoci quando parliamo nelle scuole, nelle conferenze, in televisione, nei giornali.
In “questo” giornale che parla e agisce con il linguaggio di molti giovani che ne stanno seguendo l’esempio.
Questo è oggi Vincenzo, per me e, penso, per tutti coloro che hanno avuto la fortuna di lavorare con lui, vivergli accanto e, inevitabilmente, amarlo…
In collaborazione con il Centro Emofilia del Gaslini di Genova il nostro giornale e l’Associazione pubblicano un volumetto sull’individuazione dello stato di portatrice e diagnosi prenatale nell’emofilia.
Nell’introduzione diciamo tra l’altro:
L’obiettivo che ci siamo posti alla stesura di questo volumetto è stato quello di far conoscere alle famiglie degli emofilici le possibilità che il progresso tecnologico, nel campo della medicina, ha messo a loro disposizione per risolvere due tra i problemi più importanti e più antichi:
- la diagnosi di stato di portatrice
- la diagnosi prenatale
I destinatari non sono però solo le famiglie degli emofilici ma anche il medico di base che affronta tali problemi al loro emergere nell’ambito della famiglia. Il linguaggio si snoda quindi su due binari, quello affidato in prevalenza all’immagine indirizzato alle famiglie e quello un po’ più specialistico per una informazione più tecnica e di aggiornamento.
Nonostante lo sforzo, siamo coscienti che, per trasmettere il messaggio, abbiamo sacrificato una parte del rigore scientifico, ne chiediamo scusa agli esperti, certi di non aver tolto nulla alla scienza.
È un’esclusiva che offrivamo ai nostri lettori e il Direttore Medico, dott. Mancino, scrive:
In ottobre, assieme ad EX, i nostri lettori riceveranno il volumetto di uno studio sulla individuazione dello stato di portatrice e sulla diagnosi prenatale dell’emofilia compiuto presso l’Istituto Gaslini di Genova dall’equipe del prof. Mori.
Il lavoro, pubblicato in esclusiva dal nostro giornale, dopo una introduzione in cui vengono esplicati concetti di biologia cellulare e molecolare, comprensibili anche ai non addetti ai lavori, ci mostra in quale modo, oggi, si possa giungere alla diagnosi di stato di portatrice di emofilia A e B quali siano gli interventi per eseguire diagnosi di emofilia nel feto di sesso maschile; ricordiamo che tale diagnosi viene fatta tra l’ottava e la dodicesima settimana di gestazione.
Senza aggiungere altro alla stesura di questo puntuale lavoro, vorrei soffermarmi brevemente sul ruolo che la donna interpreta una volta conosciuto il proprio stato di portatrice e delle scelte che essa deve compiere una volta informata che il proprio bambino risulta affetto da emofilia.
Ricordo qualche anno fa, su questo giornale, si affrontò questo problema e si ritenne giusto (quante discussioni con Vincenzo) che fosse la donna a decidere di scegliere secondo coscienza e secondo morale se portare a termine o meno una gravidanza che avrebbe portato alla nascita di un figlio emofilico. Il mio, unitamente a quello della redazione di EX, è un riconoscimento al coraggio di queste donne perché, qualunque sia la scelta da esse compiuta, è sempre atto scaturito da una non facilmente immaginabile sofferenza: è una “scelta di vita”.
A settembre pubblichiamo il documento che annuncia il reintegro dei farmaci per gli emofilici nelle farmacie, con il titolo:
ACCOLTO DAL TAR DEL LAZIO IL RICORSO DEGLI EMOFILICI E DELLE LORO ASSOCIAZIONI
Il grande lavoro svolto dai rappresentanti della Fondazione dell’Emofilia
I farmaci per la coagulazione in fascia A e quindi mutuabili.
Inoltre è prevista l’esenzione dal ticket.
Come si ricorda, in dicembre la CUF aveva diviso i derivati del sangue tra la fascia A (albumina e immunoglobulina) e la classe ospedaliera in cui erano inseriti i fattori della coagulazione.
L’immediato ricorso delle nostre associazioni guidate dalla Fondazione contro questa suddivisione che rendeva la vita già difficile, ancora più precaria agli oltre 4000 emofilici italiani e anche agli affetti da malattie del sistema di coagulazione.
Ora c’è la nuova proroga al 31 dicembre.
In ottobre un’intervista al Presidente del Comitato delle Associazioni della Fondazione dell’Emofilia Angelo Rotondi nella quale fa il punto sulla legge 210.
E poi come sempre le lettere al giornale costituiscono una parte importante. In questo caso facciamo riferimento a quanto dicevamo nel 1994 presentando la lettera di Mariangela, valido ancora oggi nel 2011,
Gli anni sono passati, è cambiato lo stile grafico, sono cambiate alcune persone ma l’obiettivo è sempre lo stesso: entrare nelle vostre case e “insieme” uscire in mezzo agli altri, ognuno con la propria esperienza e con una grande voglia di vivere.
Oggi dico un grande GRAZIE ad EX per tutto ciò che mi ha offerto e specialmente di darmi la possibilità di sentirmi, con le mie lettere, parte integrante della nostra famiglia fatta di persone che capiscono come altri non possono e non potranno mai fare nonostante gli sforzi.
Che sono talassemica e che ho solo sedici anni, sono le uniche cose che sapete di me.
Ebbene, posso raccontarvi che fino a qualche anno fa vivevo serenamente non accorgendomi che in realtà la mia vita era un “tantino diversa” da quella dei miei amici, forse non osavo neanche pensarlo dato che la voglia di giocare, di ridere e di scherzare, l’avevo anch’io ed era uguale a quella di tutti gli altri. Da qualche tempo, invece, le cose sono cambiate.
Crescendo, forse troppo in fretta (e questo devo ammetterlo con la gioia dei miei genitori che finalmente me lo sentono dire, però in questi casi e ti rendi presto conto della tua condizione e vivi eternamente nell’illusione!), la bambina che era in me e che un giorno non aveva niente da invidiare ai suoi coetanei, oggi avrebbe voglia di farlo. Tutto perché comincio ad assaporare qualcosa che di “vita normale” ha ben poco; non dico niente perché la malattia non mi ha mai impedito, e mai lo farà, di sorridere, di amare di offrirmi agli altri e di essere felice quando l’ho voluto.
Parecchie volte mi sono ribellata a tutto perché vedevo il futuro come qualcosa di astratto, difficile da rendere concreto. Ora invece non faccio altro che pensare e soffrire in silenzio. Mi farebbe molto piacere se qualcuno più grande di me, desse testimonianza della sua vita magari anche di moglie nonché di madre talassemica. A me servirebbe tantissimo, e penso a molti altri, per continuare a sperare.
Vorrei tanto essere vicina ad ognuno di voi, per consolare e per essere consolata nei momenti più tosti oppure per festeggiare divertendoci nei momenti più belli, quelli da incorniciare.
Per concludere, vorrei dirvi che sono scout da molti anni e facendo, proprio quest’anno, servizio a gente disabile che non può far assolutamente nulla senza una mano tesa, mi sento in dovere di ringraziare Dio per come io sono e ora più che mai penso che dobbiamo “Vivere”, vivere anche per queste persone.
Guardiamoci intorno, la gioia ci aspetta. Amici, insieme lotteremo. Vi saluto con un grande abbraccio. Grazie.
Mariangela Manzari
Nel numero di dicembre riportiamo la relazione sull’assemblea di Roma della Fondazione dell’Emofilia, svoltasi in un clima molto teso fra i rappresentanti delle associazioni nei confronti del Ministero della Sanità.
Gli argomenti cruciali discussi sono essenzialmente due: i farmaci e il danno biologico.
Quello che si chiude è un anno di battaglie e rivendicazioni come non avevamo da tanto tempo. Il motivo principale crediamo possa essere sintetizzato in poche parole, riprendendo una frase pronunciata dall’avv. Umberto Randi: “Considerando come si sta comportando il Servizio Sanitario Nazionale nei nostri confronti, riteniamo che ci sia un tentativo di buttarci indietro di vent’anni”. E questa frase è purtroppo terribilmente vera soprattutto perché coloro che dovevano legiferare “non sanno o quantomeno molti non conoscono i nostri problemi. Ecco perché questa Roma è stata forse la più importante ed è qui che sono emerse novità e soprattutto la necessità di una nuova strategia che dovrà coinvolgere tutti”.
L’avvocato Lana, Presidente dell’Unione Forense per i Diritti dell’Uomo, nella sua relazione afferma:
Per quanto concerne il giudizio civile iniziato a dicembre ’93, dopo l’assemblea e poi l’altra assemblea di Bologna per il TAR si può dire che abbiamo citato in giudizio il Ministero della Sanità nel presupposto di una sua responsabilità connessa ad una errata ed omissiva attività dello Stato nel campo ematologico; per non avere cioè attuato quel Piano sangue previsto dalla legge del 1967 e per avere prima omesso i controlli dovuti sui farmaci infetti e poi per non avere tempestivamente ritirato, sostituendoli con altri non nocivi già disponibili sul mercato, e ciò in aperta violazione dell’art. 32 della Costituzione e della legge 592 del 1967.
Chiedevamo quindi, una volta dichiarata la responsabilità sia del codice civile che di quello penale, la condanna del Ministero della Sanità a risarcire tutti i danni subiti sotto il profilo del danno biologico, patrimoniale, non patrimoniale e morale con gli interessi, dall’insorgere della malattia. Il Ministero si è difeso sin qui sostenendo che la mancata attuazione del piano sangue attiene alla sfera politica delle attività dello Stato e non può quindi derivarne alcuna responsabilità civile e che i controlli sui farmaci in questione sarebbero soltanto documentali, cioè sui documenti che accompagnano il plasma e gli emoderivati verificandone il certificato di origine. Infine che il Servizio Sanitario Nazionale non si identificherebbe con il Ministero della Sanità ma soprattutto sul piano operativo con regioni, provincie, comuni e con le USL.
Lo Stato avrebbe, secondo l’avvocatura del Ministero solo ed esclusivamente funzioni di indirizzo e coordinamento non direttamente operative.
In via subordinata si è chiesto che il danno venga risarcito con un “indennizzo equo” e con un “indennizzo iniquo” quale quello della legge 210/92.
Pensate (le udienze sono 28 per un unico atto di citazione) alla mole di lavoro quando si procede in maniera così “slegata” per poi ritornare a un unico documento al momento del giudizio. Vi diamo queste notizie affinché tutti possiate rendervi conto di quante udienze istruttorie, depositi di documenti, verbalizzazioni sono necessarie, soprattutto per mettere in risalto l’impegno degli avvocati verso i quali deve andare il nostro sostegno. Pensate anche alla scarsa conoscenza e sensibilità al problema dei vari livelli sociali.
L’avvocato Lana ha così proseguito:
È stato richiesto sin dal primo atto al Giudice Istruttore, di adottare un’ordinanza di pagamento così come è previsto dal codice di procedura civile, per le somme non contestate da liquidare immediatamente. (Pensiamo che questa iniziativa è servita per ottenere il decreto del 7/1/94 che ha sbloccato la legge 204/92 sugli indennizzi). La richiesta è stata disattesa. Si è chiesto al Giudice Istruttore che ordini al Ministero della Sanità di esibire i documenti sulla registrazione e l’autorizzazione degli emoderivati contro l’emofilia A e B trattati al calore secco, primo trattamento virucidico dopo la notizia che il plasma trasmetteva il virus dell’HIV o il perché il Ministero, malgrado le registrazioni risalgano al 1984, abbia disposto il ritiro di quelli non trattati soltanto in luglio dell’85. La esibizione dei documenti e le ragioni per le quali i farmaci virucidi disponibili nel 1986 (trattamento calore umido) siano registrati nel 1987 perché i prodotti monoclonali giudicati efficaci per gli affetti da HIV e epatiti presentati nel 1987 siano stati registrati nel 1991. Perché l’obbligo di sottoporre il plasma allo screening antiepatite disposto nel 1990 dal Ministero della Sanità non è stato accompagnato se non il 31 dicembre 1992 dall’obbligo del ritiro del plasma e dei farmaci non trattati.
Il perché della mancata attuazione della legge 1967 sul raggiungimento dell’autosufficienza plasmatica con relativo regolamento del 1971.
COME PORTARE L’ITALIA IN EUROPA
Il dott. Azzalini, medico membro del Comitato Giovani della Fondazione, afferma che portare l’Italia in Europa significherebbe avere una terapia equiparata, ricordando che molte nazioni hanno registrato il prodotto ricombinante, mentre l’Italia no.
A conclusione del suo intervento dice:
Produrre il ricombinante significa avere in laboratorio una cellula di mammifero che produce di continuo il fattore VIII quasi assolutamente puro. Purezza che viene ridotta perché in seguito necessitano degli stabilizzanti come l’albumina.
Il ricombinante allo stato attuale è il prodotto più puro. Non è difficile dire che se l’emofilico manca il fattore VIII ed assieme a quello gli viene data una serie di altre proteine possono danneggiarlo. Per questo la purezza è determinante. È stato osservato che i prodotti più puri hanno un minor impatto immunologico sul paziente emofilico. Importanza straordinaria nel caso nel caso del paziente sieropositivo. Ma gli stessi emofilici non sieropositivi hanno una depressione del sistema immunologico e quindi perché dare loro delle proteine diverse da quelle che gli servono?
Pensate: noi in Italia non abbiamo ancora registrato il prodotto di prima generazione quando sappiamo che ci sono allo studio i prodotti di seconda generazione.
VOGLIAMO RESTARE CITTADINI COME GLI ALTRI
Quante volte in questi anni abbiamo ascoltato il binomio costo\beneficio? Quante volte abbiamo ripetuto le nostre ragioni, per bocca dei nostri medici, sostenendo che un trattamento adeguato restituisce allo Stato cittadini utili, attivi, come lo siamo da quando abbiamo ottenuto i prodotti alla porta di casa?
Ricordate come poteva essere vera questa frase: “…un tentativo di buttarci indietro di vent’anni…”. Questo emerge anche dalla relazione del dott. Romano Arcieri, un altro componente del Comitato Giovani che dice:
Per questioni di tagli di bilancio nella sanità c’è il progetto che i centri specialistici e non che non hanno un numero di posti letto sufficientemente elevato o anche un numero di pazienti, verranno chiusi determinando un passaggio di specialisti e medici in altre sezioni.
Se valutiamo la situazione nazionale non tutti i Centri hanno un limite di 100 pazienti. Se la finanziaria e i suoi aspetti verranno attuati significherà che alcune regioni rischieranno di perdere centri clinici specializzati. Medici che per anni hanno studiato specializzandosi sulla emofilia e sulle coagulopatie dovranno inserirsi in altre strutture disperdendo la loro specifica capacità.
E la scomparsa dei Centri potrà determinare ciò che noi abbiamo sempre definito “pendolarismo della salute”.
Tutto questo legato sia alle difficoltà di spostamento ed a quelle di lavoro degli emofilici che sono oggi attivi, inseriti nel contesto sociale. Per non parlare del problema legato alla sieropositività al quale i Centri danno un contributo importantissimo.
Il Comitato Giovani della Fondazione lancia un appello a tutte le associazioni affinché vadano agli assessorati alla sanità delle regioni perché vengano identificati e riconosciuti i Centri.
C’è un altro aspetto ed è quello di un fronte comune con altre malattie connesse alle coagulopatie acquisite in cui l’esperto sia sempre l’ematologo.
Aiuto, partecipazione, informazione. Ed è qui che nasce la nuova strategia della Fondazione dell’Emofilia illustrata da Umberto Randi. Tiene conto di quanto emerso in primo luogo nell’assemblea di Milano: che le persone vogliono essere informate attraverso un contatto continuo. Per fare questo però tutti devono impegnarsi, dalle associazioni ai singoli.
Dice testualmente:
Dall’anno prossimo i giovani di Roma e Milano attiveranno un centralino telefonico che sarà a disposizione di tutti e in funzione ogni giorno. Si potranno così avere ed anche dare informazioni.
Servirà anche e soprattutto per combattere un difetto di informazione ma soprattutto di disinformazione. Un esempio per tutti: nella causa che stiamo facendo sui farmaci il Comitato per la difesa dei consumatori si è schierato dalla parte dello Stato dicendo che noi siamo al servizio delle case farmaceutiche perché vogliamo la distribuzione in farmacia. Vi rendete conto come non abbiamo capito la nostra battaglia?
Le azioni giudiziarie che stiamo facendo, che servono anche come informazione, hanno un costo molto elevato e i mezzi per poter fare questo devono venire dai singoli e dalle associazioni ma i nostri messaggi sono andati in gran parte inascoltati.
Ognuno deve capire che da queste battaglie dipende il suo futuro, la sua vita.
Prima che sorgesse la Fondazione esistevano i comitati regionali e il rapporto tra organizzazioni e singoli era diretto. Questo metodo vuole riempire quel buco di silenzio dove sappiamo che esistono emofilici che non hanno voce o dove le associazioni esistono soltanto sulla carta.
Abbiamo in Parlamento e al Governo interlocutori nuovi che dobbiamo tenere informati e lo dobbiamo fare in maniera capillare. E per fare in modo che le persone responsabili delle associazioni siano all’altezza del compito abbiamo organizzato tre seminari per il 1995.
Uno su come si compila un comunicato stampa; l’altro su come affrontare, senza casi scandalistici, gli operatori della comunicazione (giornali, televisione, radio); terzo un corso di formazione su come i giovani devono imparare a gestire una associazione di volontariato che abbia come elementi fondamentali la capacità di raccogliere fondi, l’amministrazione corretta nei rispetti delle leggi fiscali e l’attività di proselitismo, convincere cioè la gente alla nostra causa.
Questo presuppone che le associazioni non siano più soltanto associazioni di emofilici ma con persone coinvolte dai nostri progetti e che si convincano dal nostro esempio a stare con noi.