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Emofilia: perché praticare sport fa bene

Attento che ti fai male! Quante volte tutti noi abbiamo sentito ripetere questa esclamazione dai nostri genitori, soprattutto da piccoli, quando ci accingevamo a compiere delle performance atletiche non proprio ortodosse come l’arrampicata sugli alberi, le discese in bicicletta lungo pendii scoscesi e altro. Ma anche quando le nostre attività sportive avvenivano sotto la supervisione di istruttori e nell’ambito di corsi ben definiti l’ammonimento era sempre valido.

Tanto più questo avveniva ed avviene anche oggi quando l’aspirante atleta è emofilico.

La questione se un paziente emofilico debba o meno praticare sport e in tal caso quale sia quello più adatto a lui, è una questione che arriva da lontano e che ancora oggi mette a confronto le diverse opinioni, le diverse paure e i diversi obiettivi di clinici, pazienti ed istruttori.

A questo punto occorre quindi sfatare un tabù: il soggetto emofilico, bambino o adulto che sia, deve praticare attività sportiva per migliorare la propria struttura muscolo-scheletrica, riducendo così il rischio di incorrere in traumi e limitando i danni articolari tipici della patologia. Tutti gli sport possono andare bene, ovviamente con opportuni accorgimenti e sapendo che alcuni più di altri permettono di raggiungere i risultati sopra citati. Anche la pesca da alcuni viene considerata un vero e proprio sport, ma ovviamente, anche se sicuramente porterà benefici a chi la pratica, non potrà portare giovamento all’apparato muscolo-scheletrico e cardio-vascolare fondamentali per il miglioramento della qualità della vita dei pazienti emofilici. La scelta dello sport da praticare deve quindi tenere in considerazione gli obiettivi che si vogliono raggiungere e i desideri di chi deve poi impegnarsi per raggiungerli.

Il nuoto è sicuramente lo sport più completo che assicura il raggiungimento di ottimi risultati in termini di miglioramento della condizione muscolo-scheletrica del singolo, ma la distanza da centri attrezzati, la paura dell’acqua di alcuni e il poco amore per questo sport possono limitarne la pratica. Una valida alternativa può essere quindi fornita dalla pratica dell’escursionismo, passeggiate in montagna o in campagna sicuramente possono potenziare l’apparato cardio-vascolare senza gravare su quello articolare. Per chi poi ama muoversi nella natura sicuramente il golf potrebbe fare al caso suo. Uno sport questo, fino a poco tempo fa ritenuto d’elite, ma da diverso tempo oramai allontanatosi da questa collocazione, aperto e consigliato a tutti essendo a basso impatto. In caso però di pazienti con problemi alle articolazioni superiori (gomito, spalla) una visita da uno specialista fisiatra prima di iniziare l’attività golfistica è sicuramente consigliabile.

Tennis, ciclismo, sci, atletica essendo più dinamici e più a rischio di traumi dovuti a movimenti non correttamente eseguiti o a cadute possono tranquillamente essere praticati, ma solo ed esclusivamente dopo aver contattato il centro emofilia di pertinenza e aver concordato la corretta terapia profilattica da seguire prima di ogni seduta di allenamento.

L’importante quindi per i pazienti emofilici è evitare la sedentarietà, poi quale sport praticare dipende dai loro gusti e dalle loro doti atletiche, il tutto ovviamente sotto lo stretto controllo di un clinico esperto di emofilia che garantisce al paziente la miglior copertura emostatica possibile durante la pratica della sua attività sportiva preferita.

Dr.ssa Samantha Pasca – Centro Emofilia di Padova

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