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I RAPPORTI TRA FONDAZIONE PARACELSO E FEDEMO

Milano, 22 febbraio 2021

Caro Direttore,
per la seconda volta in pochi mesi leggo su Ex narrazioni di eventi che coinvolgono Fondazione Paracelso poco rispettose della verità e appiattite sulle versioni proprio di chi ne persegue il discredito con ogni mezzo, comprese la sistematica distorsione dei fatti, omissioni e insinuazioni che sarebbero ridicole se non avessero carattere calunnioso, a cominciare dalla polizza vita, che ovviamente non è mai esistita e non potrebbe essere diversamente, visto che i bilanci passano al vaglio del Collegio dei Revisori e della Prefettura.
Nel richiamato articolo “La casa brucia”, si riportano poi le parole di Anna Fragomeno che mi accusa di aver ingannato l’assemblea. Si tratta di parole pesanti che richiederebbero maggiore prudenza e ponderazione sia da parte di chi le pronuncia che da parte di chi le scrive su un giornale.
Non ho ingannato nessuno e le modifiche statutarie del 2007, perfettamente legittime come ha inequivocabilmente affermato la Prefettura, sono state fatte con la piena consapevolezza dell’allora Consiglio di Presidenza, cosa poi puntualmente acclarata.
L’assemblea di Milano del novembre 2018 ha segnato una svolta nell’atteggiamento del Consiglio di Presidenza di Fedemo verso Fondazione Paracelso.
Se infatti fino a quel momento il CdP aveva assistito più o meno inerte alle periodiche intemerate di un paio di Associazioni, o meglio di loro rappresentanti (sempre gli stessi) ora, chiamato a fare la sua parte per il rinnovo del CdA secondo quanto previsto dal suo stesso statuto, parlava di illegittimità dello statuto lasciando intendere oscuri maneggi, noncurante delle parole di chi la fondazione l’aveva messa assieme pezzo dopo pezzo e ne aveva la memoria storica.
Di fronte alla dichiarata necessità di ricostruire i diversi passaggi, offrivamo la nostra piena collaborazione facendo presente che l’archivio con i documenti relativi alla costituzione di Paracelso si trova presso la nostra sede, disponibile per ogni verifica.
Ma il Consiglio di Presidenza di Fedemo non ha mai raccolto tale disponibilità né ha mai dato seguito alle infondate accuse lanciate in assemblea.
Nei mesi seguenti, quando ormai la nomina di un nuovo Consiglio di Amministrazione si faceva urgente, prima chiedeva la sostituzione di 4 componenti su 5, poi accusava pubblicamente il CdA di mala gestio (a sproposito, come chiarito poi dalla Prefettura), quindi provava il colpo di mano dell’esautoramento del CdA chiedendo (qui sì illegittimamente, visto che non ricorrevano le condizioni necessarie) al Collegio dei Revisori, organo terzo su cui il Consiglio di Presidenza di Fedemo non ha alcuna autorità, di assumere il controllo della fondazione; infine minacciava il ricorso alla Prefettura in mancanza di adesione alla sua pretesa, in nessun modo motivata, di radicale cambiamento nella composizione del CdA.
Nel frattempo, mentre il CdP, senza nessun passaggio né tantomeno delibera assembleare, ingaggiava un legale (generando un costo, come risulta dall’ultimo bilancio approvato, di oltre 16 mila euro), noi proponevamo la mediazione civile presso la Camera arbitrale di Milano.
Il CdP rifiutava, poi accettava l’invito del mediatore, ma il 23 aprile 2019 all’incontro a cui partecipavano Luigi Ambroso in presenza e la Presidente Cassone in collegamento telefonico negava la propria disponibilità anche solo a entrare nel percorso di mediazione, facendo così naufragare il tentativo senza nemmeno provarci.
Poiché la Prefettura a norma di legge è l’autorità di controllo delle fondazioni, e considerato che intanto eravamo in esercizio provvisorio, con rammarico e qualche preoccupazione vi facevamo ricorso noi.
Con l’occasione, venivamo a sapere che il CdP aveva precedentemente inviato lettere al Prefetto segnalando presunte irregolarità nella gestione e nell’amministrazione di Paracelso.
Nel corso della riunione del luglio 2019, a cui erano presenti Cristina Cassone, Anna Fragomeno, Francesco Cucuzza, Luigi Ambroso e i loro legali, oltre ad affermare l’autonomia giuridica della fondazione e l’illegittimità di ogni interferenza nella sua amministrazione, la Prefettura ha anche sgombrato il campo da accuse di atti irregolari sia rispetto allo statuto vigente, sia rispetto alla gestione economica e ai bilanci.

Il resto è noto: in seguito alla proposta della Prefettura di uscire dallo stallo affidando la nomina di due componenti del CdA a Fedemo e dei restanti tre a Paracelso (mantenendo la presidenza del sottoscritto) veniva indetta un’assemblea straordinaria da cui uscivano i nomi di Piero Valiante e Tommaso Pisapia.
Singolarmente, dalla rosa venivano escluse le uniche due persone che si fossero spontaneamente candidate in occasione della giornata aperta da noi organizzata nel mese di settembre 2018, Samanta Gallo e Felicita Coscioni, rappresentanti delle Associazioni di Padova e di Parma.
Da quel momento Fedemo sembra essersi disinteressata di ciò che succede in Fondazione e degli effetti delle due nomine così tenacemente volute, se e quali idee nuove o nuovi orientamenti, insomma quale rinnovamento (l’unica ragione addotta per sostenere l’epurazione) abbiano portato.
Nella riunione del luglio 2019, il dirigente della Prefettura ha segnalato la necessità di emendare lo statuto di Fondazione Paracelso all’articolo 16 (parere vincolante di Fedemo sulle modifiche statutarie) e all’articolo 8 (meccanismo di nomina del CdA); i cambiamenti da noi proposti sono stati respinti in blocco, sia pure con un numero significativo di voti contrari e astenuti, il 5 dicembre scorso dall’assemblea, dove fra l’altro mi è stata negata la parola precludendomi la possibilità di illustrare i principi che avevano guidato quelle scelte. Significativamente, l’ultimo punto all’ordine del giorno (“Esposizione dei passi da intraprendere alla luce del parere che verrà espresso dall’Assemblea”) non è stato trattato.
Da allora, nessun contatto e nessun passo ulteriore.
Ciò che fin qui è mancato è stata una proposta qualsiasi (e in qualsiasi ambito, governance, impiego del capitale e progetti) orientata al miglior funzionamento possibile di Fondazione rispetto alla propria missione statutaria.
Il CdP, con un accanimento che avrebbe ben potuto essere dedicato a cause migliori, ha solo cercato di assumere il controllo di Paracelso, attraverso un’azione ripetuta di discredito, senza mai prospettare alternative concrete che facciano i conti con il lavoro che si fa in Fondazione e con la necessità di una presenza costante e un impegno assiduo.
Per poter finalmente intraprendere un dialogo è necessario un terreno comune fondato sul riconoscimento: del valore di quanto ha fin qui fatto e continua a fare Fondazione Paracelso per la comunità dei pazienti, del ruolo storico delle persone che nei quindici anni passati hanno fatto nascere e crescere l’organizzazione e non ultimo della piena legittimità del loro operato, sempre sorretto da grande tensione etica e spirito solidaristico.
Senza una visione condivisa del passato non si può costruire nessun futuro.
Due parole infine sulla questione del dito: chi ha scritto l’articolo attribuisce arbitrariamente significati più ampi a un gesto in realtà indirizzato a chi, preso in mano il microfono, si rivolgeva a me con le seguenti parole: Se tu non fossi quell’arrogante e presuntuoso che sei…
Come vedi, non c’era bisogno di nessuno sforzo interpretativo, bastava riportare i fatti in maniera completa e onesta.
Con i miei più cordiali saluti,

Andrea Buzzi


Pubblichiamo una nota pervenuta da Fondazione Paracelso, come atto dovuto, anche se riferita in special modo ad un articolo pubblicato sul noastro giornale del mese di giugno 2019 in riferimento ad avvenimenti accaduti e già ampiamente discussi, sia in assemblea che in altre sedi.
Pubblichiamo e per correttezza, riteniamo altresì di dover puntualizzare e chiarire alcuni concetti ribaditi nella lettera del presidente di Fondazione Paracelso, che vanno riesaminati, affinchè i lettori abbiano un quadro completo degli eventi.
A tal proposito non intendiamo tornare sulle accuse di distorsione dei fatti, perché discusse ampiamente in sede di assemblea di Fedemo, nonché quelle riguardanti la polizza assicurativa, il cui contratto non è mai emerso.
Ricordiamo che per i bilanci non ci sono i dettagli, ma solo le scritture relative ai movimenti patrimoniali ed economici e per quanto riguarda i revisori dei conti, risulta che si siano espressi più volte con parere negativo, riguardo alla tipologia di investimento.
In riferimento alle modifiche statutarie evidenziate in grassetto, vennero comunicate con una mail all’allora Consiglio di Presidenza di Fedemo e al presidente Nicoletti, ma in realtà la Prefettura nel 2019, si è pronunciata solo sulla validità della modifica allora apportata, in funzione del tempo trascorso senza che mai nessuno si fosse opposto, non sulla legittimità.
Tale modifica infatti non sposa il concetto di legittimo, entrando in contrasto con quanto previsto nello statuto di Fedemo, all’Art.8 (modalità di elezione dei membri del Consiglio di Amministrazione), per esempio, è stata apportata una modifica che di fatto priva la Federazione del potere di nominare i membri del Consiglio di Fondazione in piena autonomia, come previsto in origine, creando di fatto una discrasia tra gli statuti.
Per quanto concerne invece la questione riguardante la gestione patrimoniale ed economica di Fondazione Paracelso, sappiamo del fatto che nell’incontro del 2019, avvenuto in Prefettura, si è potuto discutere esclusivamente della modifica statutaria e del rinnovo del CdA, come specificato sopra, mentre per le contestazioni avanzate sulla questione economica e patrimoniale, fu ribadito che non era il motivo della convocazione e non rientrava nell’argomento di quell’incontro.
Siamo però a conoscenza che il Consiglio di Presidenza di Fedemo fu invitato dal vice-prefetto, qualora avanzasse dubbi in quel senso, a presentargli istanza con relativa documentazione.
Non ci risulta che Fedemo abbia accolto questo suggerimento e abbia dato seguito alla questione, anche perché all’interno del direttivo, sappiamo che non fu raggiunto accordo pieno a procedere.
Per quanto riguarda poi l’emendamento all’Art 16 (parere vincolante di Fedemo sulle modifiche statutarie) e all’Art.8 (meccanismo di nomina del CdA), riteniamo superfluo e inutile ciò che avrebbe segnalato o richiesto la Prefettura, in quanto perfettamente chiarito che essa stessa non aveva e non ha alcun potere di imporre o suggerire come “necessarie” modifiche strutturali e non normative ad uno statuto per altro da lei stessa approvato in precedenza.
Inutile infine continuare a discutere sull’argomento, essendosi l’Assemblea di Fedemo già ampiamente pronunciata, esprimendo parere contrario, con larghissima maggioranza.

Il direttore

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