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IL RICORDO DI UN’AMICA

Ivano Argiolas presidente dell’Associzione Sarda “Thalassa Azione” ha voluto ricordare la scomparsa di una grande amica che faceva parte dell’Associazione.
Allo stesso tempo ha colto l’occasione per lanciare un messaggio a tutti i talassemici italiani che noi riprendiamo per rilanciarlo.

Alcuni giorni fa è venuta a mancare Veronica.
Io ho avuto la fortuna di averla come amica e, in certi momenti, come sorella.
Ci siamo conosciuti nel 1996 ed abbiamo passato insieme momenti davvero belli.
Non eravamo soli durante le nostre serate e viaggi.
Durante le nostre innumerevoli uscite era sistematico fare molto tardi.
Era anche capitato diverse volte che, anziché rientrare a casa finalmente a dormire si andasse a Sassari o che so a Tortolì in cerca di un cappuccino e di un alba.
Quelle notti erano propedeutiche per noi perché riuscivano ad avviare ragionamenti sul nostro avere la talassemia.
La mia sensazione, di allora e di oggi, è che Veronica fra tutti fosse la più ribelle.
Intendiamoci, per tutti intendo anche quelli della compagnia che non avevano la talassemia.
Ribelle, testarda e qualche volta mi sono sorpreso più volte, in questi 22 anni di amicizia, a pensare a tutte le sfumature del suo complesso carattere e tutte le volte ho pensato che questo particolare tratto poteva influire sul suo stato di salute sia nel bene che nel male.
C’è stato un periodo, alcuni anni fa, in cui lei ha cominciato ad accusare alcuni brutti sintomi e per questo era stata anche ricoverata.
Li ho avuti anche io nel 95, per quello li avevo riconosciuti e per quello ho cominciato a preoccuparmene molto. A me fu messo il catetere (un tubicino che passando dalla giugulare andava direttamente al cuore affinché il farmaco ripulisse l’organo cardiaco dal troppo ferro) e questo, insieme alla complessa terapia cardiologica mi aveva salvato la vita.
Per questo mi ero permesso di insistere perché si facesse mettere il catetere, ma per un motivo o per l’altro questo mio pressante – e non richiesto – consiglio era sempre disatteso.
In questi giorni ho pensato che Veronica, ad un certo punto, si è resa conto che le cose per lei si erano messe male e per come era attaccata alla vita forse sarebbe voluta tornare indietro di almeno 7/8 anni.
Dico 7 anni perché in quel periodo fondavamo l’associazione Thalassa Azione Onlus (lei era stata la più veloce a prendere la tessera numero 1, dunque me la ricordo molto bene). Era ancora forte!
Sempre nel 2012 ed era stata lei ad organizzare la festa del mio compleanno in quel locale a Buoncamino. Tanto ero preso dell’associazione che mi ero scordato del mio compleanno che stava per arrivare.
Lei mi aveva chiesto e capendo che avevo testa solo per l’associazione si era incaricata di organizzarlo lei. Una volta, nel 2006, era venuta a trovarmi a casa.
Mi ero appena separato e tanto ero triste che per Natale non avevo lo spirito giusto per addobbare la casa.
Lei d’un tratto prese le ghirlande in cameretta e l’addobbò di tutto punto.
Io ero sul divano in posizione larva depressa, mentre lei si arrampicava dappertutto per portare un po di colore in casa e nel cuore.
Veronica era così.
Perché scrivo questo?
Veronica è morta ed io non ho versato una sola lacrima.
Ho ricevuto la telefonata quasi subito e quando sono andato a salutarla era li, bellissima.
E la mamma, vedendo un ragazzino con talassemia che era andato a salutarla per l’ultima volta gli ha detto di curarsi, di non fare certi errori, di essere attento.
Ecco, questo fatto che una mamma, nel momento più difficile della propria esistenza abbia pensato di raccomandare il giovanotto mi ha fatto ricordare perché esiste Thalassa Azione.
Qual’ è il motivo primario che mi ha spinto a fondare questa associazione me l’ha ricordato lei, che mentre piangeva la figlia appena scomparsa, pensava al giovane che era andato a salutarla.
Il senso di Thalassa Azione per me è questo.
Al di là dei tavoli tecnici faticosamente ottenuti e per quanto riguarda Cagliari del nuovo reparto che presto verrà raddoppiato negli spazi, nel coordinamento di tutte le federate nell’Isola, delle decine e decine di migliaia di euro spesi per l’acquisto di presidi, poltrone, campagne sangue, sostegno alla ricerca scientifica, organizzazioni di congressi con ospiti e relatori nazionali e internazionali, del gruppo di pazienti esperti che lavora con la Fondazione Giambrone, delle vicissitudini con UNITED (dove spero si possa rientrare presto).
Il senso, oltre tutto questo, sta nell’aver tentato (a volte riuscendoci) di creare una comunità di persone pronte ad aiutarsi le une con le altre.
Ora, nello spazio cosmico o in Paradiso, abbiamo una persona in più a cui chiedere aiuto o semplicemente da ricordare come persona amata.
Non fermiamoci e andiamo avanti anche per Veronica e per tutte le persone che oggi vorrebbero essere qui con noi.

Ivano Argiolas