aspetti legali

In Senato arriva il decreto sulla pensione agli emofilici

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Garantire ai lavoratori affetti da emofilia la possibilità di accedere alla pensione a 60 anni, qualora abbiano maturato almeno 20 anni di contributi.
È l’obiettivo che si prefigge il disegno di legge presentato, all’indomani della giornata mondiale dell’emofilia.
“Il disegno di legge – spiega Nicoletta Favero – nasce dalla conoscenza dell’esperienza diretta di persone che vivono con l’emofilia, malattia che comporta in età adulta la necessità di sottoporsi a impianti multipli di protesi alle articolazioni, rendendo il proseguimento di un’attività lavorativa più usurante.
Nonostante il carattere invalidante della malattia e il progressivo peggioramento con l’età delle condizioni di salute, i lavoratori emofiliaci sono di fatto a tutt’oggi equiparati ai lavoratori sani e dunque trattati come loro.
Eppure, accedere alla pensione a 67 anni o più è per loro di fatto difficile, se non impossibile, anche in considerazione della diversa aspettativa di vita. Per questo, proprio a partire da alcune situazioni specifiche sul territorio e dalla collaborazione con FEDEMO, la Federazione delle associazioni degli emofiliaci, è nato questo disegno di legge, con l’intento di garantire a queste lavoratrici e a questi lavoratori più eque e dunque più giuste condizioni di accesso alla pensione”.
Per questi soggetti, hanno ricordato i senatori, la recente legge di stabilità ha cambiato poco o nulla dato che per conseguire l’APE sociale è necessario risultare in possesso di almeno 63 anni e 30 anni di contributi oltre che una invalidità civile pari almeno al 74%.
Sulla necessità di rimettere al centro le politiche previdenziali è tornato anche il Presidente della Commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano, prealizzate dal 2004 ad oggi.
“Dopo il rigore – spiega Damiano – è giunto il momento dell’equità sociale. Nell’immediato dobbiamo batterci per realizzare integralmente i contenuti previdenziali della passata legge di Bilancio, a partire dal decollo dal primo maggio dell’APE Social.
I prossimi obiettivi dovranno essere il blocco o il rallentamento dell’aspettativa di vita e la pensione contributiva di garanzia per i giovani”.

In sintesi alcuni passaggi importanti del disegno di legge presentato al Senato

DISEGNO DI LEGGE

Disposizioni in materia di accesso al trattamento pensionistico per le lavoratrici e i lavoratori affetti da emofilia.

Secondo i dati forniti dai Centri emofilia presenti sul territorio nazionale, raccolti nel rapporto 2014 del Registro nazionale delle coagulopatie congenite, elaborato dall’Istituto superiore di sanità, i pazienti affetti da emofilia sono circa 4.727. Di questi, 3.906 sono affetti da emofilia di tipo A (3.877 maschi e 29 femmine) e 821 sono affetti da emofilia di tipo B (809 maschi e 12 femmine).

L’articolo 27-bis del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 90  ha riconosciuto a titolo di equa riparazione, una somma di denaro, in un’unica soluzione, determinata nella misura di euro 100.000 per i   danneggiati da trasfusione di sangue infetto e da somministrazione di emoderivati infetti e nella misura di euro 20.000 per i danneggiati da vaccinazione obbligatoria.
Tutto ciò premesso, i lavoratori emofilici sono, allo stato attuale, equiparati di fatto ai lavoratori sani. Essi sono esclusi da qualsiasi agevolazione pensionistica, nonostante le loro precarie condizioni di salute, aggravate dall’avanzare dell’età. I sintomi di tale patologia comportano per molti di essi la necessità in età adulta di sottoporsi a impianti multipli di protesi alle articolazioni, rendendo il proseguimento di un’attività lavorativa più difficile e usurante.
Il presente disegno di legge si pone pertanto l’obiettivo di rimediare a tale grave situazione riconoscendo alle lavoratrici e ai lavoratori dipendenti del settore pubblico e alle lavoratrici e ai lavoratori dipendenti o autonomi del settore privato, iscritti alle gestioni dell’Istituto nazionale della previdenza sociale (INPS), affetti da emofilia, il diritto all’accesso al trattamento pensionistico.
Il diritto previdenziale è riconosciuto alle lavoratrici e ai lavoratori che abbiano compiuto il sessantesimo anno di età, a seguito del versamento e dell’accredito di almeno venti annualità di contributi previdenziali.

Art. 1.
1. A decorrere dall’anno 2017, alle lavoratrici e ai lavoratori dipendenti del settore pubblico e alle lavoratrici e ai lavoratori di- pendenti o autonomi del settore privato, iscritti alle gestioni dell’Istituto nazionale della previdenza sociale (INPS), affetti da emofilia, che abbiano compiuto il sessantesimo anno di età, è riconosciuto, su richiesta, il diritto all’accesso al trattamento pensionistico, a seguito del versamento e dell’accredito di almeno venti annualità di contributi previdenziali.
2. Ai fini del riconoscimento del diritto all’accesso al trattamento pensionistico, i soggetti di cui al comma 1 presentano un’apposita domanda all’INPS. Alla domanda, che riporta i dati anagrafici del richiedente, sono allegati in originale o in copia conforme all’originale:
a) certificazione attestante la malattia, rilasciata dalle commissioni mediche preposte;
b) certificazione attestante il numero di annualità di contribuzione versate o accreditate in favore dell’assicurato, non inferiori ai limiti minimi di cui al comma 1.
3. Agli oneri derivanti dall’attuazione della presente legge, in misura pari a 5 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2017, si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del bilancio triennale 2017-2019, nell’ambito del programma «Fondi di riserva e speciali» della missione «Fondi da ripartire» dello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze per l’anno 2017, allo scopo utilizzando l’accantonamento relativo al medesimo Ministero.

E’ auspicabile che tutti i gruppi parlamentari, in attesa di modificare sostanzialmente per tutti i requisiti pensionistici, facciano quadrato riguardo a tale proposta per farla mettere in votazione nel più breve tempo possibile sempre che il governo non voglia farla propria ed emanare un decreto legge.

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