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RUBRICA LEGALE – DELUSIONI E SPERANZE

EQUA RIPARAZIONE (LEGGE 114/2014)
Il 2018 è finito con una delusione e una speranza.
La delusione è dettata dal fatto che l’iter di cui alla legge 114/2014 non si è concluso e diverse centinaia di persone non sono ancora state pagate.
A fine 2017 il Ministero della Salute chiese una “proroga” di un anno, tempo che si reputava più che sufficiente per concludere questo iter e invece…. no: il Ministero non è stato in grado di raggiungere questo obiettivo.
La speranza è scaturita dall’atto di indirizzo per l’anno 2019 del 27.09.2018 a firma del Ministro Dott.ssa Grillo, laddove dice: “è, altresì, auspicabile l’estensione della procedura dell’equa riparazione ex all’art. 27-bis, comma 1, del decreto legge 24 giugno 2014, n. 90, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 agosto 2014, n. 114.
Infatti, sulla base della positiva esperienza di deflazione del contenzioso in materia di risarcimento del danno anche per gli aspetti connessi al contenzioso sovrannazionale innanzi alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU), si potrebbe ipotizzare una estensione di una analoga soluzione anche per i contenziosi instaurati dopo il 1/1/2008”.
Era questa una proposta delle associazioni, FedEmo in testa, e di molti avvocati, che -se davvero si tramutasse in legge- potrebbe rappresentare quella soluzione minimale alla richiesta di giustizia di tanti danneggiati ad oggi esclusi da ogni risarcimento per il solo fatto di avere iniziato un contenzioso contro il Ministero della Salute dopo il 1° gennaio 2008.
Si potrebbe iniziare, come primo passo, estendendo l’equa riparazione a coloro che fecero nei termini (19 gennaio 2010) domanda di adesione alla procedura transattiva (leggi 222 e 244 del 2007), avendo però iniziato una causa dopo il 1° gennaio 2008, cioè negli anni 2008 e 2009: sarebbe particolarmente semplice perchè il Ministero ne conosce il numero (300 posizioni circa), l’identità ed è già in possesso di tutta la documentazione.

INDENNIZZO LEGGE 210/92    
L’atto di indirizzo per l’anno 2019 del 27.09.2018, a firma del Ministro Dott.ssa Grillo, ha però riservato una bruttissima sorpresa.
Leggiamo insieme: “In ordine alla gestione degli indennizzi e risarcimento danni da emotrasfusioni di sangue infetto e vaccini obbligatori si lavorerà a una revisione della legge 210/1992 e della legge 229/2005 relativa agli indennizzi in quanto il modificarsi delle conoscenze scientifiche e gli orientamenti giurisprudenziali in materia di danni da emotrasfusioni infette e da vaccini obbligatori rende consigliabile una revisione generale della normativa del settore.
In particolare, appare urgente considerare l’attualità dei requisiti sulla cui base sono stati riconosciuti i benefici di legge.
Infatti, la messa a disposizione da parte del Ministero a carico della fiscalità generale di nuovi farmaci curativi dell’epatite C, consentendo la
guarigione dei soggetti, supera il presupposto della permanenza della menomazione che costituisce il requisito fondamentale del riconoscimento dell’indennizzo.
Parimenti, l’evoluzione della farmacologia ha consentito anche la cura di patologie connesse alla vaccinazione.
Ulteriore motivo che rende necessaria tale revisione generale risiede anche nell’esigenza di uniformare tale tipo di indennizzo a quelli erogati dallo Stato e aventi presupposti di solidarietà sociale.
Rientra in tale ambito anche una definizione certa della quantificazione degli importi, finora oggetto di un notevole e gravoso contenzioso, conseguente ad alcune lacune della disciplina vigente”.

Esprimiamo forte preoccupazione per l’intenzione di addivenire a una revisione della legge 210/92 nel senso di negarne la natura di vitalizio: ciò non è possibile da un punto di vista giuridico, in quanto tale indennizzo è stato riconosciuto con durata a vita, talvolta anche da sentenze passate in giudicato.
Trattasi di persone che, anche se con le cure più moderne hanno ricavato dei benefici in termini di salute, hanno comunque subito gravi danni non solo fisici, ma anche psicologici: hanno già avuto la vita “rovinata”.
L’aver contratto l’epatite, infatti, ha già “ipotecato” tutta la vita di queste persone.
L’auspicio è che il Ministro torni sui suoi passi… oppure che sia il Parlamento a non aderire a tale linea.
Altrimenti quello stesso contenzioso che, da una parte, il Ministro dice di voler definire, esploderebbe sotto un diverso profilo, quello del diritto a continuare a ricevere un indennizzo che è stato riconosciuto con “durata a vita”.

Avv. Marco Calandrino
del Foro di Bologna

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