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SCUOLA FEDEMO 2018

Sono qui, all’aeroporto di Pisa, aspettando che apra il gate del mio volo.
Tra circa tre ore sarò a casa.
Tra circa tre ore si sarà definitivamente conclusa questa terza edizione di Scuola FedEmo e non so se sia la stanchezza che amplifica le emozioni o la consapevolezza di non rivedere più i miei compagni d’avventura con la stessa frequenza di questi ultimi mesi, ma provo già un po’ di nostalgia, come quando finiscono le feste natalizie (per essere in tema con il periodo, ndRosedwige) e si ritorna alla vita di tutti i giorni, come quando si ritorna da un posto dove si è stati bene.
E per me Scuola FedEmo è proprio questo, un posto dove sto sempre bene. Ecco perché voglio innanzitutto ringraziare chi ogni anno ci offre questa occasione di incontrarci e di fare qualcosa di buono e di importante insieme, annullando per tre fine-settimana qualsiasi distanza e conciliando tutto ciò che durante il resto dell’anno sembra quasi inconciliabile.
Un ringraziamento a FedEmo e a tutto il suo staff, in particolare a Barbara Ponte, per la sua incondizionata presenza (è capace di metterci in riga anche quando non è fisicamente con noi, incredibile!) e la sua immensa disponibilità.
Un sentito grazie anche a Fondazione Campus, che ogni anno ci ospita nella bellissima Lucca, a tutti i docenti che ci hanno accompagnato nel corso dei vari moduli e allo straordinario gruppo di cui sono molto felice e orgogliosa di far parte.

Questo è stato l’incontro che più di tutti ci ha dato occasione di scoprirci un gruppo forte con tante idee e voglia di fare in vista della realizzazione di obiettivi comuni, di trascorrere più momenti di confronto, di aggregazione e anche di divertimento, che ci hanno permesso di conoscerci meglio e fare più squadra.
Ho un senso di appartenenza che mi lega a questo gruppo giovani e sono certa che insieme potremo costruire qualcosa di grande e fare la differenza.
La prima sessione del terzo e ultimo modulo, tenutasi nel pomeriggio di sabato 1 dicembre, è stata aperta da Daniele Preti, Direttore Esecutivo di FedEmo, il quale, dopo averci fornito brevemente delle “informazioni tecniche” sulla Federazione, che è bene non dare mai per scontate, ha articolato il suo intervento soffermandosi su tre punti.

Il primo è stato “FedEmo sul campo”, ovvero ciò che la Federazione fa a livello regionale, nazionale e internazionale, sviluppando progetti a sostegno dei pazienti con MEC (Malattie Emorragiche Congenite) e delle loro famiglie, ponendosi come garante e rappresentante dei bisogni della comunità nel dialogo con le istituzioni, aderendo alle organizzazioni sovranazionali (EHC, WFH).

Il secondo punto trattato è stato “Come sviluppare un progetto”, un argomento ampio e complesso condensato in dieci passi da seguire per assicurarsi il raggiungimento dell’obiettivo prefissatosi nella maniera più efficiente possibile, riducendo al minimo lo spreco di tempo, di energie e di risorse. Il terzo punto è stato incentrato sul rapporto tra FedEmo e le realtà territoriali e qui Daniele ci ha esortati ad aumentare lo scambio di informazioni sia con la Federazione stessa, che è sempre molto interessata riguardo le varie iniziative locali, sia con le altre associazioni, affinché vi sia una sorta di stimolazione e ispirazione reciproca.
Dopo la solita lauta pausa caffè, nella seconda metà del pomeriggio, Mario Ricciardi, professore ordinario presso l’Università di Milano, ha tenuto una lezione sulla teoria dell’associazionismo, partendo dal pensiero del filosofo e politico francese Alexis Tocqueville, il quale affermava che l’agire in comune, dopo l’agire individuale, è la forma più naturale di agire dell’essere umano, intendendo, in altre parole, che l’associarsi è un diritto inviolabile dell’uomo, perché è totalmente intrinseco nella sua natura.
Passando attraverso le differenze tra agire in modo razionale e agire in modo ragionevole, tra coordinazione e cooperazione, si è giunti alla conclusione di come oggi le associazioni siano delle grandi scuole di democrazia, in quanto più persone scelgono di cooperare su una base di equità, rispetto reciproco e disponibilità al confronto per realizzare uno scopo comune e condiviso, mostrando che è possibile agire insieme anteponendo la massimizzazione dell’interesse del gruppo anche a discapito di quello personale del singolo individuo.
Domenica 2 dicembre, seconda e ultima giornata di questo terzo modulo, l’abbiamo trascorsa in compagnia di Sergio Cabigiosu, presenza fissa delle tre edizioni e ogni volta innovativo, fresco, in grado di coinvolgere e stravolgere.
Dopo gli iniziali esercizi di warm up per dare una bella scossa alle nostre sinapsi ancora provate dal sabato sera lucchese, siamo ritornati sul tema della comunicazione, filo conduttore dei tre moduli di Scuola FedEmo 2018.
Prendendo in prestito alcune attività dal mondo del teatro, ci siamo cimentati in esercizi dal duplice scopo: rafforzarci come gruppo, proseguendo il percorso di teambuilding, che ogni anno ha la sua enorme importanza, e renderci consapevoli di quelle che sono le carte vincenti per una comunicazione efficace.
Nella seconda metà della mattinata, dividendoci in gruppi e improvvisandoci attori, abbiamo messo in scena alcune classiche situazioni in cui vi sia un deficit di comunicazione nel dialogo con le famiglie, con i medici e con le istituzioni e abbiamo analizzato quali sono gli elementi che potrebbero essere corretti per avvicinarci il più possibile allo scopo desiderato, concludendo che “Il maggior problema della comunicazione è l’illusione che essa sia avvenuta”, perché si può sempre migliorare sotto qualche aspetto.
Dopo pranzo, via con le foto a tema per gli auguri di Natale (siamo un gruppo incredibilmente fotogenico!).
Il resto del pomeriggio è stato il dulcis in fundo del nostro percorso: a mo’ di talent show con tanto di giuria, una sorta di FedEmo’s got talent per intenderci, abbiamo presentato i nostri 5 progetti per la campagna natalizia 2018 di FedEmo, che ha come obiettivi dare più visibilità alla nostra pagina Facebook aumentandone, quindi, followers e interazioni, incrementare le donazioni attraverso il sito FedEmo per sostenerne le numerose e varie iniziative, augurare buone feste.
È stato stimolante e soddisfacente vedere quante idee divertenti ed originali siamo riusciti a sviluppare nonostante il dover collaborare a distanza in tempi ristretti. Il progetto che si è aggiudicato la vittoria, assolutamente meritata, ha convinto non solo perché si è rivelato il mezzo di comunicazione più d’impatto per la nostra campagna, ma anche perché i nostri ragazzi hanno scelto di metterci la faccia e di affrontare la frenetica folla di un fine settimana prenatalizio in Galleria a Milano, informando, sensibilizzando e chiedendo sostegno per la nostra causa. Il risultato è davvero eccezionale e troppo divertente e lo potete trovare “in pillole” (per il momento) sulla nostra pagina FedEmo Giovani, per cui seguiteci, condivideteci, diffondeteci e parlate di noi con i vostri amici. Nessuno degli altri progetti, comunque, è stato abbandonato, anzi stiamo già lavorando sui loro punti di forza per poterli utilizzare al meglio. Quindi, restate sintonizzati!

Rosedwige

 

LA SCUOLA FEDEMO NEL RACCONTO DI MATTIA

“Si è appena conclusa una serie di eventi che senz’altro faticherò a dimenticare, una breve avventura che ha in parte stravolto la mio mondo.
Come negli ultimi anni, nel periodo autunnale FedEmo ha portato avanti l’iniziativa dei moduli formativi di Scuola FedEmo, un progetto indirizzato a noi giovani che propone l’obiettivo di consentirci un primo approccio al mondo dell’organizzazione associativa e alla promozione di eventi sociali con lo scopo di portare maggior coesione proprio tra di noi, i ragazzi che rappresentano il futuro della realtà di gruppo nella quale viviamo.
A posteriori di quest’avventura posso finalmente raccontarvi come ho vissuto quest’esperienza nei panni di un novellino che per la prima volta si approccia a questa tipologia di eventi.
I tre moduli formativi proposti consistevano in sei giornate, in alcuni sabati e domeniche del periodo autunnale, nella città di Lucca. E proprio Lucca si è rivelata essere il punto d’incontro dove dar vita alle nostre iniziative. Durante gli incontri sono stati trattati temi rilevanti del mondo dell’associazionismo e delle interazioni sociali.
Si è spaziato da esercizi con il fine di avvicinarci a buone tecniche di comunicazione, a interventi di specialisti del settore sociale.
Un susseguirsi costante di accorgimenti e nuove perizie da afferrare per poter migliorare le nostre capacità nelle relazioni e sui social. Doti senz’altro indispensabili nel 2018 per poter gestire e organizzare anche le più comuni prospettive associative.
L’aspetto che indubbiamente mi ha colpito di più è stato il forte senso di collaborazione che si è instaurato e che è nato dalle energie dei partecipanti, un tratto che poi è anche stato il fil rouge dell’intera esperienza. Infatti durante le giornate scolastiche di Lucca ci siamo spesso trovati a fare affidamento gli uni sugli altri, dapprima semplicemente per gioco e per comprendere meglio come approcciarci a quello che ci veniva proposto, in seguito lo stesso sostegno vi è stato nello sviluppo di progetti e campagne sociali che spero possano presto venire alla luce.
Ma non ci si deve limitare a solo questi aspetti per giudicare positivamente l’esperienza, poiché anche indirettamente si è potuto bene osservare come uno dei punti di forza del progetto sia stato senz’altro il fatto che si siano ritrovate a collaborare persone provenienti da tutt’Italia, ognuno con alle spalle un passato distinto e particolare.
Questo ha portato a contatto tra loro realtà ben differenti, spingendo anche a confronti necessari per comprendere dove ogni regione necessita di migliorarsi per raggiungere la condizione di equilibrio alla quale ambisce.
Se proprio dovessi cercare una macchia negativa in quello che ci è stato offerto e proposto, potrei indicare la rapidità con cui ci sono state presentate materie a tratti nuove e complesse, rapidità certamente giustificata dal poco tempo a disposizione.
Risulta però un aspetto negativo che viene più che eclissato da quelli positivi.
In conclusione vi posso dire che mi sono presentato da principiante, eppure non è stato difficile per me integrarmi e venire coinvolto nelle attività che ci sono state proposte e penso di poter dire lo stesso anche per gli altri ragazzi che, come me, erano nuovi a Scuola FedEmo.
Il mio invito è certamente quello di provare con mano quello di cui vi ho scritto e questo vuole essere un richiamo a partecipare ad un’esperienza che senz’altro si è rivelata essere un tassello senza il quale mi sentirei incompleto”.

Mattia

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