Ecco il senso dell’articolo di fondo del primo numero del 1981 dal titolo Cerchiamo di vivere gli anni 80 in cui si diceva tra l’altro:
“…dopo esserci guardati allo specchio, dopo aver perso tanti ‘amici’ per strada, siamo usciti in mezzo agli altri, alla società del nostro tempo; ora non possiamo non partecipare a tutti gli avvenimenti o non denunciare ingiustizie.“
È tempo di mettere in pratica i buoni propositi e lo dimostra subito l’Associazione di Trento con il suo programma. Il 1981 viene proclamato anno internazionale dell’handicappato e il giornale vi si allinea cercando di svolgere sul tema un sereno dibattito che si concretizza già nel numero di aprile con un’inchiesta attraverso lettere di protesta, comunicazioni da associazioni come la Fondazione Pro Juventute Don Carlo Gnocchi, assemblee della LANMIC, note di parlamentari e un articolo di Cristina Pozzan che suggerisce il titolo La speranza è che finisca quella falsa pietà che costringe alcuni cosiddetti ‘normali’ ad interessarsi di chi non lo è.
Con questo si cerca di frenare l’entusiasmo generato dall’iniziativa dell’anno dell’handicappato, fermandosi ad analizzare gli ideali alla base; guardando dentro noi stessi per non agire solo perché “è bene così”, ma considerando i nostri limiti di uomini e soprattutto accettandoli.
A settembre si tiene l’assemblea dell’Associazione di Ravenna che celebra i suoi 15 anni di attività da cui scaturisce uno slogan, puntualmente ripreso da EX che recita: Se l’emofilico nasce sano, sensibilizziamo e istruiamo i medici a mantenerlo tale.
Per l’occasione vengono aperte due sedi distaccate a Ferrara e Rimini e si costituisce un gruppo di consulenza medica che affiancherà l’ammalato consigliandolo sulle decisioni da prendere.