talassemia
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IL CONTROLLO DELL’ACCUMULO DI FERRO

Le prospettive e la qualità di vita del paziente talassemico dipendono dal costante contenimento dell’accumulo di ferro entro limiti precisi: un accumulo eccessivo induce infatti gravi danni ossidativi con complicanze cliniche a distanza (cardiopatia, epatopatia, endocrinopatie); un eccesso di chelazione del ferro, d’altra parte, può provocare effetti collaterali importanti quali ipoacusia, arresto della crescita e alterazioni ossee.

Una valutazione precisa ed accurata dell’accumulo di ferro riveste, quindi, un’importanza critica per l’ottimizzazione della terapia ferrochelante.

La determinazione dei livelli di ferritina sierica è utile, ma questi possono presentare oscillazioni anche importanti indipendenti dall’accumulo di ferro. Nel singolo paziente inoltre la ferritina è scarsamente predittiva del reale accumulo a livello dei tessuti, e usata da sola, può indurre a sopravvalutare o sottovalutare l’entità dell’accumulo, con conseguente eccedere o difettare nella terapia chelante.

La determinazione della concentrazione epatica del ferro (LIC) misurata tramite metodo biochimico su campione di agobiopsia epatica è stata considerata la misura di riferimento, se eseguita su campioni bioptici di peso adeguato ed in assenza di cirrosi epatica.

Recenti studi hanno, tuttavia, dimostrato che la distribuzione epatica del ferro nel fegato di pazienti talassemici può essere disomogenea con massime concentrazioni riscontrate nelle zone periferiche. Sebbene considerata relativamente sicura, la biopsia rappresenta comunque una procedura invasiva che può comportare dolore e non è completamente priva di rischi.

La ricerca si è orientata verso tecniche non invasive ed accurate per la determinazione dell’accumulo di ferro. Gli apparecchi di ultima generazione di risonanza magnetica nucleare, pur fornendo ottime immagini, non sono in grado di fornire valutazioni quantitative sufficientemente precise, oltre a soffrire dell’interferenza di fattori abbastanza comuni nella talassemia (fibrosi, cirrosi, steatosi).

La Biosuscettometria Magnetica tramite SQUID è innocua, ed è basata sulla metodologia più sensibile specifica: misura direttamente le proprietà magnetiche di ferritina ed emosiderina e non è quindi influenzata da altri fattori. Valuta inoltre la concentrazione del ferro su una porzione di organo circa 10.000 volte più grande della porzione esaminabile con la biopsia, e non periferica ma centrale.

La limitata disponibilità è dovuta ai costi elevati e all’alta specializzazione. Solo due strumenti, infatti, sono stati costruiti e resi operativi negli ultimi 10 anni: negli Stati Uniti (Cleveland, attualmente spostata a New York ma non operante) ed in Europa (Amburgo). Dopo i primi promettenti risultati ottenuti a Cleveland con uno strumento sperimentale, dal 1989 più di 1400 pazienti sono stati esaminati presso l’Università di Amburgo  con il secondo prototipo della macchina (Bti Ferritometer(r), San Diego, California).

In Italia, attualmente lo SQIUD viene eseguito a Torino presso il Centro diretto dal dott. Piga. Sono allo studio altri altri centri.
I risultati hanno dimostrato la semplicità, l’ampio spettro di applicazioni e la precisione del metodo.
Le possibilità di impiego sono molteplici:

  • regolazione della terapia chelante nei pazienti con beta talassemia in terapia convenzionale con desferrioxamina
  • valutazione dell’efficacia a medio e lungo termine di nuovi chelanti del ferro (per esempio il deferiprone)
  • determinazione dell’accumulo di ferro in pazienti con talassemia intermedia e altre emoglobinopatie (drepanocitosi, microdrepanocitosi)
  • determinazione dell’accumulo di ferro in patologie che possono comportare emosiderosi (anemie congenite, anemie aplastiche, mielodisplasie)
  • diagnosi differenziale delle iperferritinemie nelle patologie oncologiche
  •  determinazione dell’accumulo di ferro nelle epatopatie
  • monitoraggio dei pazienti talassemici dopo trapianto di midollo osseo
  • diagnosi di emocromatosi ereditaria
  • regolazione della terapia con salassi nell’emocromatosi ereditaria
  • preparazione al trapianto di fegato e follow up post trapianto

MODALITÀ DELL’ESAME SQUID

La tecnica consiste nel misurare le variazioni indotte dallo spostamento del paziente in un campo magnetico noto e costante (Bmax= 20mT, gradiometro di 1° ordine).
La valutazione viene effettuata su una porzione di organo di circa 100 ml. L’accumulo totale corporeo di ferro viene determinato rapportando la concentrazione epatica (mg Fe/g w.w.) al volume dell’organo precedentemente valutato tramite metodo ultrasonografico.La procedura prevede:

  1. la misurazione ultrasonografica del volume epatico, la ricerca del punto ottimale per la misurazione, la misurazione della distanza cute-fegato
  2. la misurazione della biosuscettibilità magnetica
  3. l’analisi computerizzata dei dati