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TERAPIA GENICA PER L’EMOFILIA B

Valutata tramite procedura accelerata, la richiesta di autorizzazione alla commercializzazione di etranacogene dezaparvovec è supportata dai risultati dello studio clinico di Fase III HOPE-B
È anche nota come “Christmas disease” dal nome di Stephen Christmas, la prima persona che esattamente settant’anni fa ricevette una diagnosi di emofilia B, una patologia ereditaria che colpisce circa un maschio su 30 mila nati ed è provocata dalla carenza del fattore IX (FIX) della coagulazione. Similmente all’emofilia A, gli individui colpiti da questa seconda forma di coagulopatia vanno incontro al rischio di sanguinamenti di diversa gravità, che colpiscono prevalentemente le articolazioni, i muscoli e gli organi interni, e sono costretti a sottoporsi per tutta la vita a infusioni profilattiche di FIX che ne integrino (in via temporanea) i bassi livelli nel sangue. Almeno sino all’arrivo della terapia genica che potrebbe rivoluzionare la situazione.
È di qualche giorno fa la notizia che l’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) ha accettato la richiesta di Autorizzazione all’Immissione in Commercio (Market Access Authorisation – MAA) avanzata dall’azienda farmaceutica CSL Behring per etranacogene dezaparvovec (nome commerciale EtranaDez) ai sensi della procedura di valutazione accelerata.
Noto anche come CSL222 (e in precedenza AMT-061), etranacogene dezaparvovec è una terapia genica che sfrutta un vettore adeno-virale (AAV5) per trasportare all’interno delle cellule la copia corretta del gene che codifica per il FIX (la cosiddetta variante FIX-Padova) in modo tale da produrne una quantità 5-8 volte maggiore del nomale.
Si tratta di una strategia già allo studio anche per i pazienti con emofilia A e di cui si è parlato abbondantemente negli ultimi Congressi della Società Americana di Ematologia (ASH) dal momento che ha il potenziale di cambiare completamente il percorso terapeutico.
“Come primo candidato per la terapia genica per l’emofilia B, l’esame della MAA da parte dell’EMA costituisce una fondamentale tappa normativa, segna un punto di svolta e porta CSL Behring un passo più vicina alla realizzazione della promessa di una terapia genica per la comunità dei pazienti con malattie emorragiche” – ha dichiarato Emmanuelle Lecomte Brisset, Head of Global Regulatory Affairs presso CSL Behring – Siamo impazienti di collaborare con le autorità regolatorie per offrire il potenziale trasformativo della terapia genica alle persone con tale condizione debilitante che dura tutta la vita”.
Infatti, i dati preclinici e clinici mostrano che terapie geniche basate su AAV5 raggiungono l’efficacia clinica nel 95% dei pazienti con emofilia B con anticorpi preesistenti ai vettori AAV, aumentando così potenzialmente l’ammissibilità del paziente al trattamento rispetto ad altri prodotti candidati per la terapia genica con AAV.
In particolare, la domanda di autorizzazione all’Immissione in Commercio avanzata da CSL Behring (per cui, alla fine dello scorso anno, era stata presentata una richiesta di valutazione accelerata) è supportata dai buoni risultati dello studio clinico di Fase III HOPE-B. Si tratta del più vasto trial sulla terapia genica per l’emofilia B, visto che ad oggi sono stati arruolati 54 pazienti adulti con emofilia B, classificati come appartenenti a un fenotipo di sanguinamento grave e richiedenti una terapia sostitutiva profilattica con FIX.
Condotto in diversi centri clinici tra Stati Uniti, diversi Paesi EU e Regno Unito, lo studio – disegnato a braccio singolo e in aperto – ha l’obiettivo di valutare la sicurezza e l’efficacia di etranacogene dezaparvovec.
I pazienti arruolati hanno avuto un periodo di osservazione di sei mesi, durante il quale hanno proseguito l’attuale terapia standard per stabilire il tasso di sanguinamento annuale (Global Annual Bleed Rate – ABR) al basale, dopo questa prima fase hanno ricevuto un’unica somministrazione intravenosa di etranacogene dezaparvovec.
53 pazienti hanno completato almeno 18 mesi di follow-up. L’endpoint primario dello studio registrativo HOPE-B è l’ABR a 52 settimane dopo il raggiungimento di un’espressione di FIX stabile.
I risultati hanno dimostrato come la terapia genica sia in grado di produrre un’attività di FIX elevata e costante nel tempo successivo all’infusione.
Infatti, i pazienti con emofilia B classificati con un fenotipo emorragico grave trattati hanno dimostrato una riduzione del tasso di sanguinamento annuale del 64%.
Si è, inoltre, dimostrata la superiorità rispetto al trattamento con regime di profilassi a 18 mesi post-trattamento rispetto a un periodo di run-in di 6 mesi. Inoltre, sono stati osservati aumenti stabili e duraturi dei livelli medi di attività di FIX.
Infine, etranacogene dezaparvovec è stata generalmente ben tollerata, con la maggior parte degli eventi avversi (80,4%) considerata lieve.
“L’accettazione di etranacogene dezaparvovec per la revisione da parte dell’EMA promuove la nostra incessante ricerca per migliorare la vita e il benessere di coloro che convivono con l’emofilia B e altre rare e severe patologie”, ha affermato Bill Mezzanotte, Executive Vice President, Head of R&D e Chief Medical Officer per CSL Limited. “Siamo orgogliosi di collaborare con uniQure, per un tale avanzamento scientifico che ha l’obiettivo di rendere l’emofilia B una parte secondaria della vita di un paziente invece che una preoccupazione costante”.
Lo sviluppo clinico pluriennale del prodotto, infatti, è stato guidato da uniQure, mentre le responsabilità dello sviluppo sono state trasferite a CSL Behring dopo la sua acquisizione dei diritti globali per la commercializzazione di etranacogene dezaparvovec.

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