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VIVI ANCHE PER ME – Un libro di Michele Gavagna

emoexMichele Gavagna è nato nel 1970 ed è emofilico.
Ha vissuto cercando sempre di liberarsi dalle limitazioni che l’emofilia gli imponeva, soprattutto cercando di avere cura del suo corpo.
Per chi come me ha avuto modo di partecipare a molti momenti della sua vita, soprattutto quello in cui è diventato padre di due splendide bambine e conoscendo tutto ciò che è stato il suo percorso, trovarlo autore di un “romanzo” non è stata poi una grande sorpresa.
La sorpresa lo è stata il contenuto del libro.
Qualcuno sarà portato a pensare ad un racconto sulla sua vita e invece no, non si parla di emofilia ma dell’emarginazione che può portare l’essere “diverso”.
m. b.


Questa è una frase che l’editore del libro scrive nella presentazione:
“Michele dopo un’infanzia ed un’adolescenza trascorse a cercare sempre di sfatare gli stereotipi imposti dalla società, si ritrova in età matura ad essere “pioniere” del proprio pensiero, riconoscendo spesso le contraddizioni che caratterizzano la morale comune….”.

emoexDUE PAROLE DI INTRODUZIONE DELL’AUTORE
“Ogni volta che cerco di elevare la mia voce sopra le altre per spiegare ciò che mi ha spinto a scrivere questo romanzo, un insieme di emozioni mi strozza la gola e lunghi ed interminabili silenzi fatti di fotogrammi si susseguono, rincorrendosi nella mente.
Ricordi di lunghe interviste, a volte simpatiche, a volte tristi…
Tragiche realtà che nel loro condensarsi han dato la genesi ad una storia “liberamente tratta”.
Un romanzo che vuole essere un mònito per tutte quelle volte in cui abbiam pensato di essere noi i più furbi e che certe situazioni davvero poco entusiasmanti possano succedere solo agli altri, magari a quelli meno attenti.
Man mano che i fotogrammi si susseguono, mi immergo nelle emozioni ricevute dal confronto con molte persone.
Testimoni della paura che stavano vivendo ed io, per comprenderne il disagio, osservatore del mondo attraverso i loro occhi, respirando la loro aria e sentendo il loro sangue scorrermi nelle vene.
Mi sono trovato con le spalle al muro immobile, a fissare un punto lontano, forse inesistente, per ore, cercando di capire quale logica fosse giusto usare per capire tutto ciò che andavo ascoltando.
Poi quasi sottovoce, mi è stato suggerito di urlare al mondo un detto, quasi fosse un mantra: “Vivi anche per me!”.
Sì, proprio da coloro che vivevano vite senza attenzioni e talvolta addirittura arroganti verso se stessi, finendo per inciampare in errori che hanno cambiato del tutto la loro esistenza.
Anime che han graffiato la loro essenza solo per aver osato volare cieli finiti, fatti di false illusioni e pronte a disintegrarsi al primo spiraglio di logica conseguenza di un mondo reale che prima o dopo fa capolino, trasformando l’irreale in tragica realtà.
Sono convinto che se ci fosse stata un’altra possibilità non sarebbero scivolati nuovamente in questa fragile esistenza.
Il titolo del romanzo sottende, in modo semplice, a ciò che è giusto seguire quando altre anime si scontrano con una realtà che le avvinghia, cercando di trascinarle in un baratro buio.
Ovvero trarre dalle loro esperienze ciò che ci può essere utile a cambiare, prima che sia troppo tardi.
Non si arriva a contatto con un virus perché si è omosessuali, molti dicono questo, ma è solo ignoranza, quella stessa che ci porta sempre ad esporci a tali inconvenienti.
Penso sia proprio l’ignoranza il male più grande che ha trovato facile dimora nel genere umano e pur cambiando sembianze come un vestito vecchio, rimane ben salda quanto occulta presenza.
Si deve poi considerare che in una società in cui vi sono persone che si ergono a censori degli altri, solo denigrandone l’immagine, tutto è molto povero e privo di significato.
Certo è molto semplice screditare per sentirsi migliori e superiori rispetto a chi chiede solo di vivere come chiunque altro.
La loro assenza certo non renderebbe migliore il nostro vivere, perché son solo testimoni di un mondo con diversa fantasia che finge di crogiolarsi in un amore che invece, autenticamente, informa di sè la nostra comune vita”.

Il libro si apre con una intervista all’autore che la giornalista Maria Cristina Nascosi Sandri.
Le domande spaziano su diversi argomenti e noi abbiamo scelto quelle secondo noi più significative.
La prima naturalmente chiede se la storia è autobiografica:
“Considero il mio scritto – risponde Michele – liberamente tratto da una storia vera.
Sembra la didascalia di un film d’Autore e, forse, lo diventerà, ma – ed è ciò che conta – lo ritengo un prodotto ormai fuori da me, anche se rimarrà “mio” per sempre, perché nato da me.
Affidato alla lettura di un pubblico variegato, come spero che sia, diventerà la storia di uno, nessuno, centomila, gestita da una libera e personale interpretazione di ognuna delle persone che lo leggerà, a cui va – al contempo – il mio messaggio di vita.
All’inizio della stesura mi son identificato completamente quasi alla maniera dell’Actor’s Studio, nel corpo, nell’anima, nella mente di un omosessuale; una vera full immersion nella vita degli altri che ancor oggi son considerati, seppur in modo un po’ più pacificato, ma non troppo, dei diversi”.

E’ stata una scelta precisa anche quella della identificazione dei gay e dell’HIV?
“Molti si son ammalati per trasfusione, non tramite rapporti sessuali. Esiste, dunque, una differenziazione anche tra gli stessi gay e non tali; si tratta di una presa in carico di responsabilità, di etica, scelte che non appartengono assolutamente a tutto il genere umano.
Ciò che caratterizza il mio protagonista è la paura, un sentimento che spesso blocca i rapporti umani e qualsiasi altra forma di convenzione: dopo aver provato e riprovato a mettersi in gioco, è ancora la paura che lo guida.
Ma, in qualche modo questo mio racconto di vita vuol essere una versione morale di quello che si può vivere, al meglio, anche grazzie ad un buon confronto con un altro che, a sua volta, ti può far divenire il testimone vivente della sua speranza in un domani migliore”.

Chi secondo te, tra le tue lettrici e lettori oserebbe mettersi in gioco, rivelandosi ai possibili interlocutori?
“Probabilmente nessuno.
Tutti siamo pronti a classificare, come si diceva all’inizio, ma a comprendere, a mettersi nei panni degli altri, nè tantomeno a perdonare, mai.
Il buonismo, che nulla ha a che vedere con la bontà, con l’empatia, ci impone una permanente sorta di ipocrisia sociale, quella che ti permette di vivere “al meglio” nel contesto civile che abiti, indossando una maschera che ricorda molto quella del teatro greco – la persona – e, ancora una volta, la maschera pirandelliana dell’uno nessuno centomila.
Ma è una maschera destinata alla caduta e poi, alla comunque imprescindibile rivelazione del sè”.

Pensi che l’argomento possa ancora essere d’attualità?
“Il messaggio urlato a pieni polmoni, contiene una sorta di rivendicazione sui troppi e cattivi giudizi che la gente generalmente dà, senza neppure curarsi di ciò che va dicendo.
Solitamente si associa l’HIV a “omosessuale-se-l’è-voluta”, un tutt’uno in ordine anche diverso, ma il concetto-base rimane: un gay si ammala perché ha differenti abitudini sessuali.
Ho potuto sentire mille volte definire l’HIV una logica conseguenza dell’esser gay.
Affermazione che ritengo esser solo il frutto di un pensiero non appartenente alla nostra epoca, ma ancora unicamente legato a forme di bigottismo alquanto ristretto.
Come già detto, anche tramite trasfusione sanguigna, ad esempio, può avvenire il contagio.
Ma, ultimamente, ciò che mi fa più paura è il quasi totale silenzio sceso sul problema acquisizione contagio e poi malattia conclamata; non si informa più, i giovani non temono un effettivo pericolo o lo sottovalutano.
Ed i giovani sono il nostro futuro.
Ecco, questo mi pare uno dei migliori motivi per creare dal mio libro uno script, una sceneggiatura che potrebbe divenire un ottimo mezzo, seppur semplice, seppur divulgativo, certamente più immediato, di informazione e di difesa e, perché no, di amore, nei confronti delle generazioni a venire”.

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Chi è interessato all’acquisto del libro può richiederlo alla nostra Redazione o alla Edizioni Cartografica Artigiana s.r.l. di Ferrara

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